Salute&Benessere. Il gelato può sostituire un pasto?

Salute&Benessere. Il gelato può sostituire un pasto?

Il caldo è arrivato, e la tentaziona di sostituire i pasti con un buon gelato è tanta, ma fate attenzione

Una coppa di gelato, quando la calura incombe, può essere una tentazione irresistibile. Chi rinuncerebbe a quella coppa sette veli ricoperta da morbida cioccolata o a quella brioche con un fresco gelato alla fragola? Pochi.

Ma la voluttà lascia presto spazio al senso di colpa e spesso la soluzione, per appagare la gola e calmare la coscienza, é utilizzare il gelato come sostituto del pasto.

Ma é una scelta ragionevolmente salutare? Sgomberiamo subito il campo da equivoci: non lo é!

Come alcuni sanno, un pasto equilibrato deve seguire il concetto di piatto unico.
Creato da esperti di nutrizione dell’Harvard School of Public Health, questa teoria si basa sull’idea che bisogna superare il principio della dieta dissociata, per il quale bisognerebbe, ad esempio, mangiare carboidrati solo a pranzo e proteine solo a cena. La regola del piatto unico, invece, prevede che ad ogni pasto si consumino carboidrati (integrali) e proteine per il 50% dell’apporto nutrizionale, mentre il restante 50% va diviso tra frutta e verdura.

È inoltre buona norma bere 2-2,5 litri di acqua al giorno (assunta come tale o sotto forma di tisane, tè verde, centrifughe di verdura o di frutta).

Un pranzo ben bilanciato apporta circa 650 calorie: considerando una dieta standard da 2000 kcal, il nostro pranzo così composto soddisfa circa il 30% dell’energia totale (una quota adeguata considerando che si tratta di uno dei pasti principali, che deve tra l’altro consentirci di affrontare il pomeriggio di lavoro o di studio).

Consumando una coppetta grande di gelato (circa 250 g), comunque necessaria per saziarsi, si ingeriscono circa 550 kcal, più o meno l’equivalente di un pranzo standard.

Tutto ok allora? No, perché le calorie non sono assolutamente rivelatrici di quanto un pasto sia più o meno sano.

Occorre, invece, valutare l’apporto nutritivo del pasto. Con il gelato si assumono moltissimi zuccheri semplici, che sono assolutamente poco salutari: consumando anche solo 150 g di gelato alla frutta, introduciamo ben il 59% della quantità raccomandata di zuccheri!

Risparmiamoci il calcolo per una dose maggiore di gelato (è abbastanza intuibile che si assumono decisamente troppi zuccheri), e concentriamoci sui grassi: con un pasto equilibrato si assumono il 15% di grassi saturi giornalieri, mentre 150 g di gelato di frutta coprono il 34% del fabbisogno. La differenza è davvero notevole: sappiamo quanto sia importante controllare il consumo di grassi saturi e un pranzo a base di gelato, se poi non prestiamo attenzione agli altri alimenti consumati, rischia di farci eccedere.

Le proteine totali, invece, risultano meno di quelle che dovremmo assumere: circa 6 g con la nostra coppetta da 150 g o 15 g con la vaschetta da 350 g; in ogni caso, molte meno di quelle ottenute dal pasto ottimale, che si aggirano intorno ai 32 g.

E, cosa forse peggiore, non assumiamo abbastanza micronutrienti (a parte il calcio ricavato dal latte del gelato e qualche vitamina superstite) e nessuna fibra, indispensabile non solo per il benessere intestinale, ma anche per modulare l’assorbimento dei nutrienti, il senso di sazietà e per nutrire i nostri ospiti più numerosi, i batteri del microbiota.

I dati, dunque, parlano da soli e risulta lampante che, nutrizionalmente parlando, un gelato non può sostituire un pasto.

È certamente meglio godersi un piccolo gelato (le due classiche palline per intenderci) come spuntino, magari subito dopo aver svolto attività fisica, quando il connubio zuccheri semplici e proteine permette ai nostri muscoli di tonificarsi e recuperare in fretta. In questo caso avremo assunto ciò che serve al nostro organismo per stare bene, senza dover rinunciare ad una parentesi di appagamento dei sensi.

Salute & Benessere è una rubrica medica a cura del dott. Accursio Miraglia.

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Pubblicato da Accursio Miraglia

Accursio Miraglia, nato a Sciacca il 27-12-68 Nel 1994 Laurea con Lode in Medicina e Chirurgia, Università Cattolica del Sacro Cuore (Roma – Policlinico Gemelli) Nel 1998 Specializzazione con Lode in Medicina Fisica e Riabilitativa (Fisiatria), Università di Tor Vergata (Roma) Dal 1998 al 2006 partecipa a numerosi corsi di aggiornamento organizzati dall’Accademi Italiana di Medicina Manuale Dal 1998 al 1999 Assistente medico, responsabile area riabilitativa Casa di cura "Villa Fulvia", Roma Dal 1999 ad oggi Direttore Sanitario del Centro di Educazione Psicomotoria s.r.l, centro di fisioterapia accreditato presso il SSN Dal 2009 è consulente tecnico d'ufficio presso il Tribunale di Sciacca e gli uffici del Giudice di pace di Sciacca, Menfi e Ribera. Dall’anno accademico 2014-2015, professore a contratto presso la Scuola di Specializzazione in Medicina Fisica e Riabilitativa dell’Università di Roma “Tor Vergata”. Dal 2015 ricopre il ruolo di docente presso il “Corso-Teorico pratico di Medicina Manuale” organizzato dalla SIMFER (Società Italiana di medicina Fisica e Riabilitativa) con la collaborazione Società Italiana di Medicina Vertebrale (MEDVERT) e le Università “la Sapienza” e Tor Vergata” di Roma.