la costituzione nella parte I, titolo II, all’art. 32 cita testualmente: “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti. Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana”.
A nostro avviso quindi questa legge è incostituzionale, ma il “dittatorello di Firenze”, ormai ha fatto della costituzione carta da “cesso”.
Come al solito quando si colpisce il popolo si cerca di addolcire la pillola con nomi fantasiosi e rassicuranti, spending review , letteralmente tagli, ne è un esempio. Il ministro Beatrice Lorenzin, per l’occasione ha coniato il termine “Appropriatezza”. Scusate ma che “ci azzecca” (cit. A. Di Pietro) questo nome con i tagli alla sanità?
La lista degli esami “superflui” è contenuta in un apposito decreto, che per diventare definitivo dovrà passare al vaglio della Conferenza Stato-Regioni ed è stata presentata ieri sera dal ministro Lorenzin ai sindacati medici che immediatamente, pur con qualche eccezione (i soliti lecchini), si sono messi di traverso a questo provvedimento.
Il ministro Lorenzin assicura che si tratti solo di togliere esami inutili per far spazio “all’appropriatezza” (ma cos’è?) e ricorda che la lista è stata elaborata dalle società scientifiche e rivista dal Consiglio Superiore di Sanità. Ma i medici dirigenti Anaao Assomed rispondono: “Non è compito della politica – sottolinea il Segretario Nazionale dell’Associazione, Costantino Troise – definire i criteri dell’appropriatezza clinica, valore in cui pure ci riconosciamo, invadendo l’autonomia e la responsabilità dei Medici. Senza contare i veri e propri strafalcioni o gli esempi di inappropriatezza assunti a sistema presenti nella parte tecnica del decreto, che la dicono lunga sulle competenze e sull’attenzione riservate a materia delicata che attiene il diritto alla salute dei cittadini”.
I medici puntano il dito sul fatto che l’intrusione della politica mette a rischio il loro ruolo che è quello di guarire i pazienti con tutti i mezzi che hanno a disposizione, “fare il dottore” è una missione e non una professione. Sia i medici di famiglia che gli ospedalieri che i dirigenti minacciano uno sciopero collettivo. Per il 21 ottobre è stata indetta una mobilitazione intersindacale e interprofessionale, che sarà al centro degli Stati Generali con “l’obiettivo di fare una manifestazione unitaria e non è un fulmine a ciel sereno”, fanno sapere gli organizzatori. E rincarano l dose: “Lo Stato si sostituisce al giudizio del professionista, assumendone le prerogative, a prescindere dal malato. Tutto questo per poche centinaia di milioni e con strafalcioni tecnici”.
Ecco, qualcuno ora ci dimostri che il titolo è esagerato.
La Redazione di Fatti&Avvenimenti.