Per la verità, il “cazzaro” di Firenze, non è nuovo a queste sortite, poi puntualmente smentite dagli stessi istituti ufficiali che cita per auto celebrarsi.
Ieri a schiaffeggiare il “nuovo Pierino” è intervenuta l’agenzia di rating Usa Standard & Poor’s, declassando per l’ennesima volta l’Italia, che così passa da BBB con prospettive negative a BBB-, con outlook economico stabile esattamente come la Bulgaria. Praticamente siamo solo un gradino sopra il livello dei «titoli spazzatura». Quindi ancora un declassamento del rating dei titoli pubblici italiani. Nel mirino di S&P c’è esattamente uno dei caposaldi della strategia economica del governo Renzi, ovvero il «Jobs Act».
Un provvedimento che gli analisti dell’agenzia giudicano positivo, ma che non creerà occupazione nel breve termine, e in ogni caso non prima del varo dei decreti attuativi, che però potrebbero “essere ammorbiditi” da una forte opposizione crescente. Dunque, le previsioni sono esattamente opposte a quelle decantate dal governo, “il già elevato tasso di disoccupazione potrebbe peggiorare fino a che non arriverà una sostenibile ripresa economica”, stigmatizzando di fatto che in Italia non c’è alcuna ripresa economica in atto ne un aumento dei posti lavoro.
Quindi mazzate su mazzate su un governo, che nonostante tutti gli indicatori economici confermino il totale fallimento dei provvedimenti fin qui adottati, continua nel mantra delle riforme a tutti i costi.
Il premier dopo la diffusione della notizia del downgrading di Standard & Poor’s, pare si sia fortemente amareggiato, non avrebbe nascosto la sua delusione per il trattamento inflitto all’Italia e si sussurra che abbia dichiarato: “bene, Standard & Poor’s declassa l’Italia da stivale a infradito?, Meglio, così agli Italiani non puzzeranno i piedi”.
Be!, questa è una facile battuta in stile “Lercio”, ma Renzi se le tira da solo (le battute).
La Redazione di Fatti&Avvenimenti.