Arriva la sentenza della Corte: il blocco degli stipendi dei dipendenti pubblici è illegittimo


Corte-Costituzionale

A poche settimane dalla sentenza che aveva “cassato” lo stop alla perequazione delle pensioni sbloccando gli adeguamenti rimasti fermi, la Corte costituzionale con questa ultima pronuncia che definisce illegittimo il blocco dei contratti della Pa – partito nel 2010 sotto l’ultimo governo Berlusconi e poi proseguito senza soluzione di continuità con Monti, Letta e Renzi, da un ulteriore “sberla” ai governi che si sono succeduti.

Il messaggio è chiaro – non potete fare ciò che vi pare ne obbedire ad ordini exstranazionali, almeno finché esiste una costituzione- e tuttavia salva i conti dello Stato. Infatti, dichiara “illegittimo il blocco dei contratti e degli stipendi della Pubblica amministrazione, ma non per il passato”. Gli effetti della decisione saranno efficaci solo dalla data di pubblicazione della sentenza. I giudici hanno quindi, in qualche modo, accolto la memoria dell’Avvocatura dello Stato, che aveva evidenziato che l’impatto della “contrattazione di livello nazionale, per il periodo 2010-2015, relativo a tutto il personale pubblico, non sarebbe stato inferiore a 35 miliardi”. Una bomba che avrebbe rischiato di far esplodere i conti pubblici e lo stesso governo.

La motivazione – almeno in attesa di leggere quelle ufficiali rilasciate dalla Corte – potrebbe consistere nel fatto che, secondo l’orientamento già manifestato in passato dai giudici costituzionali, una misura d’urgenza, quale appunto il blocco degli stipendi, può essere ammessa solo a condizione che sia “straordinaria”, ossia non ripetuta con cadenza annuale. Insomma una misura “una tantum”.

I conti dello Stato sono pertanto “parzialmente” salvi. Non bisognerà cioè trovare 35 miliardi per provvedere alle restituzioni di quanto sottratto ai dipendenti sino ad oggi, ma si limiterà alla ricerca dei fondi per coprire i circa 13 miliardi” annui occorrenti dal 2016 per “l’effetto strutturale” dell’adeguamento.

La corte dunque con questa pronuncia ha voluto salvare il governo dai contraccolpi che avrebbe avuto la sentenza sul patto di stabilità con l’Europa che rischiava soprattutto di far saltare le clausole di salvaguardia contenute nell’ultima legge di Stabilità (in particolare, l’aumento dell’Iva al 25,5% e l’innalzamento delle accise sulla benzina). Ma ha ridato dignità ai dipendenti e sopratutto stabilito che in Italia esiste una costituzione.

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