L’unione europea continua nella sua azione suicida rinnovando per altri sei mesi le sanzioni contro la Russia.

L’unione europea continua nella sua azione suicida rinnovando per altri sei mesi le sanzioni contro la Russia.

UEI Ventotto ieri a Bruxelles hanno approvato una risoluzione che rinnova di fatto di altri sei mesi le sanzioni contro una lista di personalità e società russe e ucraine. l’obbiettivo è quello di continuare a tenere sotto pressione il governo russo per costringerlo ad un pieno cessate-il-fuoco nella parte orientale dell’Ucraina, da tempo teatro di una guerra civile. Il risultato invece, è di altre perdite economiche per i paesi come l’Italia che esportano in Russia. La decisione comunque, prima di diventare esecutiva, dovrà essere fatta propria dai ministri degli Esteri dei paesi membri.

La decisione di ieri, era stata pianificata da tempo, a giugno infatti, i Ventotto avevano già deciso il rinnovo fino a gennaio delle sanzioni economiche contro la Russia e questo conferma che questa decisione non ha nulla a che vedere con le cause millantate, ma hanno lo scopo – dettato dagli americani – di indebolire l’economia russa. I risultati comunque al momento sembrano fallimentari, in questo articolo da noi pubblicato il 25 agosto, spieghiamo il motivo di questo fallimento.

Le sanzioni sono state quindi rinnovate fino al 15 marzo 2016. La scelta non è comunque piaciuta a tutti i paesi membri. I paesi dell’Est, insieme alla Gran Bretagna, chiedono posizioni inflessibili, mentre Francia, Germania e Italia per i motivi legati alle esportazioni, vorrebbero trovare una soluzione di compromesso con la Russia e sono preoccupati da un possibile peggioramento delle relazioni con Mosca.

Le personalità sulla lista nera sanzionate sono 150, oggetto di un divieto di visti e di un congelamento del patrimonio. Sono accusate di avere contribuito o fomentato la guerra civile in Ucraina tra comunità russofona e nazionalisti ucraini e di averne approfittato, già dalle accuse traspare una faziosità senza pari. Tra queste c’è anche il vice primo ministro russo Dimitri Kozak. Le società e le organizzazioni sanzionate sono invece 37, tra cui anche aziende della Crimea, la penisola ucraina ormai annessa dalla Russia.

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