Salute & Benessere. La mano bionica è oggi realtà: primo impianto su una donna siciliana

Salute & Benessere. La mano bionica è oggi realtà: primo impianto su una donna siciliana

Gli arti bionici sono una realtà ed in futuro non avranno bisogno di cavi di alimentazione – adottando tecnologia wireless – e potranno anche far percepire il senso del tatto ai loro possessori

Impiantata in una donna siciliana la prima mano bionica, che riesce a dare una sensazione del tatto molto simile a quella naturale e che permette sia di intuire la forma dell’oggetto afferrato che di modulare la forza.

La signora, che aveva perso la mano sinistra per un incidente sul lavoro, riferisce di aver avvertito una sensazione che non provava da quando aveva perso l’arto.

Descritta sulla rivista Neuron, che le dedica la copertina, la nuova mano bionica riesce a imitare le comunicazioni dei neuroni, riproducendo in modo molto fedele i segnali che dai polpastrelli arrivano al cervello.

L’intervento, che è stato eseguito a Roma, presso il Policlinico Gemelli, risale a giugno 2017. La donna ha sperimentato la mano bionica per sei mesi, fino al dicembre dello stesso anno.

Il Policlinico Gemelli, con la scuola Sant’Anna di Pisa, è in prima linea nella sperimentazione delle mani bioniche. Già nel 2014 c’era stato un primo impianto con sensori e algoritmi su un uomo danese.

La novità è nel codice che permette alla mano bionica di trasmettere ai nervi del braccio amputato tutta la varietà di percezioni che avrebbe ricevuto recettori nervosi alla base del tatto. «Non siamo partiti dalla mano robotica, ma dalla sorgente dell’informazione tattile, cercando di riprodurre in modo più accurato possibile la dinamica dei neuroni nelle dita nel momento in cui una mano tocca un oggetto. Così abbiamo trasmesso al sistema nervoso del paziente un segnale che è stato subito riconosciuto come naturale», ha osservato Giacomo Valle, studente di dottorato alla Scuola Sant’Anna e prima firma della pubblicazione. «In questo modo il messaggio che il cervello riceve è molto naturale e il paziente riesce a compiere i movimenti in modo più rapido», ha osservato un altro autore della ricerca, Alberto Mazzoni, della Sant’Anna.

Adesso si guarda al futuro e l’obiettivo è rendere il dispositivo impiantabile in modo da permettere l’uso costante e quotidiano.

Si prepara una corsa in tre tappe, la prima delle quali consiste nell’eliminare i cavi ora necessari per collegare la protesi e lo zainetto con le batterie, sostituendoli con un pacemaker e una connessione wireless che permetterebbe l’uso quotidiano della protesi. Il secondo obiettivo è riuscire a rendere più efficiente la stimolazione dei nervi periferici e infine si punta a sviluppare sensori tattili in grado di fornire un numero maggiore di sensazioni ancora più naturali (in futuro si ritiene possibile anche provare sensazioni più complesse come il ruvido o il liscio dei materiali).

Salute & Benessere è una rubrica medica a cura del dott. Accursio Miraglia.

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Pubblicato da Accursio Miraglia

Accursio Miraglia, nato a Sciacca il 27-12-68 Nel 1994 Laurea con Lode in Medicina e Chirurgia, Università Cattolica del Sacro Cuore (Roma – Policlinico Gemelli) Nel 1998 Specializzazione con Lode in Medicina Fisica e Riabilitativa (Fisiatria), Università di Tor Vergata (Roma) Dal 1998 al 2006 partecipa a numerosi corsi di aggiornamento organizzati dall’Accademi Italiana di Medicina Manuale Dal 1998 al 1999 Assistente medico, responsabile area riabilitativa Casa di cura "Villa Fulvia", Roma Dal 1999 ad oggi Direttore Sanitario del Centro di Educazione Psicomotoria s.r.l, centro di fisioterapia accreditato presso il SSN Dal 2009 è consulente tecnico d'ufficio presso il Tribunale di Sciacca e gli uffici del Giudice di pace di Sciacca, Menfi e Ribera. Dall’anno accademico 2014-2015, professore a contratto presso la Scuola di Specializzazione in Medicina Fisica e Riabilitativa dell’Università di Roma “Tor Vergata”. Dal 2015 ricopre il ruolo di docente presso il “Corso-Teorico pratico di Medicina Manuale” organizzato dalla SIMFER (Società Italiana di medicina Fisica e Riabilitativa) con la collaborazione Società Italiana di Medicina Vertebrale (MEDVERT) e le Università “la Sapienza” e Tor Vergata” di Roma.