Salute & Benessere. Il finto malato: la sindrome di Munchhausen

Salute & Benessere. Il finto malato: la sindrome di Munchhausen

Per sindrome di Münchhausen s’intende un disturbo psichiatrico in cui le persone fingono una malattia fisica o un trauma psicologico per attirare attenzione, simpatia e compassione verso di sé

Una scena tratta dal “Il malato immaginario” con Albero Sordi

Non è frequente imbattersi in questi casi, anche se alcuni autori ritengono che la prevalenza della patologia possa interessare una percentuale variabile dall’1 al 5% dei soggetti che si presentano dallo specialista con sintomi fisici di malattia.

Tuttavia, indipendentemente dal numero di pazienti che ne sono affetti, è compito fondamentale degli operatori sanitari conoscerne l’esistenza al fine di non trovarsi impreparati di fronte a casi come questi, che sono di difficilissima soluzione.

La scoperta

Il nome della sindrome deriva dal Barone di Münchhausen (Freiherr Karl Friedrich Hieronymus von Münchhausen, 1720-1797), un nobile tedesco noto per raccontare molte storie fantastiche ed inverosimili su se stesso.

Nel 1951, il medico britannico Richard Asher fu il primo a descrivere un tipo di autolesionismo in cui il soggetto presentava storie cliniche e sintomi di malattia frutto di pura fantasia. Egli, nel suo articolo pubblicato sulla prestigiosa rivista “The Lancet” nel febbraio del 1951, definì questo disturbo come “sindrome di Münchhausen”, proprio perché la sintomatologia riferita da tali pazienti era di assoluta inconsistenza clinica e le loro storie, proprio come le storie attribuite al barone, erano drammatiche nonché inverosimili e menzognere.)

Caratteristiche cliniche

Originariamente, questo termine è stato usato per indicare tutti i disturbi fittizi, ma attualmente la diagnosi di “sindrome di Münchhausen” è riservata per indicare la forma più grave di disturbo, dove la simulazione della malattia è l’attività centrale di tutta la vita del soggetto affetto, che mente sui propri sintomi, può infliggersi danni, alterare i risultati di accertamenti (per esempio assumendo determinate sostanze prima di un esame del sangue o inquinando un campione di urine), assumere cocktail di medicine o cibi guasti al solo fine di peggiorare il proprio stato di salute.

La sintomatologia accusata da questi pazienti è quanto mai varia e spesso aspecifica o imputabile a diverse forme morbose. I soggetti affetti da sindrome di Münchhausen si caratterizzano per le frequenti visite mediche effettuate per quelle che sembrano, ad una prima valutazione, malattie acute. Il medico è spesso fatto oggetto di richieste insistenti per l’esecuzione di test diagnostici così come di interventi e procedure terapeutiche, anche dolorose. In molti casi il soggetto ha una vera e propria accettazione masochistica di procedure invasive, generalmente mal tollerate. In fasi avanzate il paziente ha una storia clinica molto complessa e spesso si presenta al medico con un numero estremamente elevato di referti medici, visite specialistiche, rapporti di pronto soccorso e schede di dimissione ospedaliera. Proprio la storia clinica può costituire un elemento rilevante di sospetto di cui deve tener conto il medico, il quale si trova di fronte un paziente visitato, indagato o ricoverato per i disturbi più diversi e a carico di diversi apparati, pur in assenza di qualunque danno organico.

Diagnosi differenziale

Questa patologia non va confusa con l’ipocondria, in cui il paziente mostra ansia riguardo ai propri sintomi ed è realmente convinto di essere malato, né con gli atti di simulazione, in cui i sintomi sono prodotti intenzionalmente ma hanno uno scopo funzionale ad ottenere dei vantaggi (ad esempio economico, come nella sindrome da indennizzo).

Un’esperienza personale

In 25 anni di pratica clinica ricordo di essermi imbattuto in un solo caso, poi chiaramente diagnosticato, di questa patologia. Era il lontano 1992 e, presso il policlinico Gemelli di Roma, era ricoverata una paziente affetta da un’inspiegabile proteinuria. Era stata studiata con tutte le più moderne (per allora) tecniche diagnostiche ed era stata visitata da veri luminari, senza che si venisse a capo del perché questa paziente avesse le urine così ricche di proteine. Solo il caso, dopo un lungo ricovero, risolse l’arcano: un’infermiera passò prima del previsto a ritirare le urine che la paziente stava raccogliendo e la vide nell’atto di manomettere la provetta di raccolta…aggiungendo del brodo di pollo!

Salute & Benessere è una rubrica medica a cura del dott. Accursio Miraglia. 

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Pubblicato da Accursio Miraglia

Accursio Miraglia, nato a Sciacca il 27-12-68 Nel 1994 Laurea con Lode in Medicina e Chirurgia, Università Cattolica del Sacro Cuore (Roma – Policlinico Gemelli) Nel 1998 Specializzazione con Lode in Medicina Fisica e Riabilitativa (Fisiatria), Università di Tor Vergata (Roma) Dal 1998 al 2006 partecipa a numerosi corsi di aggiornamento organizzati dall’Accademi Italiana di Medicina Manuale Dal 1998 al 1999 Assistente medico, responsabile area riabilitativa Casa di cura "Villa Fulvia", Roma Dal 1999 ad oggi Direttore Sanitario del Centro di Educazione Psicomotoria s.r.l, centro di fisioterapia accreditato presso il SSN Dal 2009 è consulente tecnico d'ufficio presso il Tribunale di Sciacca e gli uffici del Giudice di pace di Sciacca, Menfi e Ribera. Dall’anno accademico 2014-2015, professore a contratto presso la Scuola di Specializzazione in Medicina Fisica e Riabilitativa dell’Università di Roma “Tor Vergata”. Dal 2015 ricopre il ruolo di docente presso il “Corso-Teorico pratico di Medicina Manuale” organizzato dalla SIMFER (Società Italiana di medicina Fisica e Riabilitativa) con la collaborazione Società Italiana di Medicina Vertebrale (MEDVERT) e le Università “la Sapienza” e Tor Vergata” di Roma.