Salute & Benessere. Diabete: ok alla frutta fresca no ai succhi

Salute & Benessere. Diabete: ok alla frutta fresca no ai succhi

Quello tra frutta e diabete è un rapporto tormentato, condito da una serie di falsi miti e leggende metropolitane

Anche se sono ormai lontani i tempi in cui la mela renetta era l’unico frutto consigliato ai diabetici, ancora troppo spesso si sente dire che queste persone dovrebbero astenersi dal consumo di frutta o, almeno, di evitare le varietà più dolci o zuccherine, preferendo quelle a basso indice glicemico.

In realtà, quando si parla di frutta e diabete, non esistono divieti assoluti: è vero che alcuni frutti contengono una maggiore percentuale di zuccheri, ma ciò non giustifica un loro completo allontanamento dalla tavola del diabetico. Non bisogna infatti dimenticare che la quantità totale di zuccheri ricavati da una porzione di un determinato cibo (carico glicemico) è spesso più importante della loro qualità (indice glicemico). Non è, quindi, importante quanto sia zuccherina una frutta, ma la reale quantità di zucchero contenuta in una porzione. L’anguria, per esempio, è molto zuccherina ed ha un indice glicemico alto, ma è composta per il 90% di acqua e solo per il 7% da zuccheri. Per questa ragione, pur avendo un indice glicemico alto ha un basso carico glicemico, ed è impossibile che una porzione normale possa alterare in modo significativo la glicemia.

Ne deriva, quindi, che anche la frutta zuccherina può essere consumata dai diabetici che, anzi, dovrebbero consumare senza paura la frutta fresca. Lo dimostra uno studio pubblicato su Plos Medicine da un gruppo di ricercatori dell’Università di Oxford. Fra il 2004 e il 2008 gli scienziati hanno analizzato i dati di circa 500.000 soggetti fra i 30 e i 79 anni provenienti da ogni parte della Cina, sottoponendoli a test clinici e somministrando loro diversi questionari sulle loro abitudini alimentari. È emerso che fra le persone sane all’inizio dello studio il consumo di frutta fresca ha avuto l’effetto di ridurre il rischio di diabete del 12 per cento. Chi era già diabetico, invece, ha visto abbassarsi del 17 per cento il rischio di morte precoce mangiando frutta fresca per più di 3 volte alla settimana. Meno frequenti anche le complicanze, in particolare le malattie cardiovascolari.

Occorre puntualizzare, però, che l’effetto positivo è legato esclusivamente al consumo della frutta fresca, mentre rimane sconsigliato il consumo di succhi di frutta, come dimostrato da uno studio della Harvard School of Public Health, pubblicato sul British Medical Journal. Consumare un maggior numero di frutti interi, in particolare mirtilli, mele e uva, comporta, secondo questa ricerca, una riduzione delle probabilità di insorgenza del diabete di tipo 2, mentre l’effetto è quello opposto in caso di consumo di succhi di frutta.

JoAnn Manson, docente di medicina ad Harvard e coautrice dell’articolo, spiega: «I frutti sono ricchi di fibre, antiossidanti e sostanze fitochimiche che possono avere effetti benefici sulla salute. E aumentarne il consumo giova alla prevenzione primaria di molte malattie croniche, tra cui diabete di tipo 2, anche se gli studi epidemiologici offrono risultati discordanti in questo senso».

L’analisi ha preso in esame tre grandi studi prospettici che hanno coinvolto un totale di 180 mila persone, valutando l’effetto di singoli frutti come le pesche, l’uva, le prugne, le albicocche e altri rispetto a quello prodotto dai succhi di frutta: «Chi aveva mangiato almeno due porzioni a settimana di alcuni frutti interi come mirtilli, uva e mele, aveva un rischio di diabete di tipo 2 ridotto del 23% rispetto a coloro che ne consumavano meno di una porzione al mese. Viceversa, tra chi assumeva una o più porzioni di succo di frutta al giorno le probabilità aumentavano del 21%», ha spiegato la ricercatrice statunitense, che ha così concluso: «I nostri dati confermano l’attuale indirizzo sull’aumento del consumo di frutta intera, e non di succhi di frutta, come misura per la prevenzione del diabete».

Salute & Benessere. Rubrica fissa su temi di interesse medico a cura del Dott. Accursio Miraglia

Visite: 532

Pubblicato da Accursio Miraglia

Accursio Miraglia, nato a Sciacca il 27-12-68 Nel 1994 Laurea con Lode in Medicina e Chirurgia, Università Cattolica del Sacro Cuore (Roma – Policlinico Gemelli) Nel 1998 Specializzazione con Lode in Medicina Fisica e Riabilitativa (Fisiatria), Università di Tor Vergata (Roma) Dal 1998 al 2006 partecipa a numerosi corsi di aggiornamento organizzati dall’Accademi Italiana di Medicina Manuale Dal 1998 al 1999 Assistente medico, responsabile area riabilitativa Casa di cura "Villa Fulvia", Roma Dal 1999 ad oggi Direttore Sanitario del Centro di Educazione Psicomotoria s.r.l, centro di fisioterapia accreditato presso il SSN Dal 2009 è consulente tecnico d'ufficio presso il Tribunale di Sciacca e gli uffici del Giudice di pace di Sciacca, Menfi e Ribera. Dall’anno accademico 2014-2015, professore a contratto presso la Scuola di Specializzazione in Medicina Fisica e Riabilitativa dell’Università di Roma “Tor Vergata”. Dal 2015 ricopre il ruolo di docente presso il “Corso-Teorico pratico di Medicina Manuale” organizzato dalla SIMFER (Società Italiana di medicina Fisica e Riabilitativa) con la collaborazione Società Italiana di Medicina Vertebrale (MEDVERT) e le Università “la Sapienza” e Tor Vergata” di Roma.