Ecco le terribili conseguenze del decreto jobs act: permette il controllo a distanza dei lavoratori usando smartphone e pc


smartphone

Il jobs act è lontano dal mettere fine alle polemiche tra aziende e lavoratori. Un nuovo fronte di contrasto si è aperto sulla possibilità prevista nel decreto attuativo di effettuare controlli a distanza su telefonini e pc dei dipendenti. Questa clausola, se approvata, modificherebbe in modo radicale l’articolo 4 dello statuto dei lavoratori.

Ma vediamo in dettaglio cosa dice la norma: “Accordo sindacale o autorizzazione ministeriale non sono necessari per l’assegnazione ai lavoratori degli strumenti utilizzati per rendere la prestazione lavorativa, pur se dagli stessi derivi anche la possibilità di un controllo a distanza del lavoratore”. In pratica il datore potrà controllare tutti gli strumenti in uso al lavoratore, computer, tablet, smartphone e badge. La norma riguarda sia i dispositivi forniti dal datore del lavoro, sia quelli di proprietà del lavoratore che l’impresa gli chiede di portare in azienda, nei limiti in cui sono usati per lavorare. E se il lavoratore sarà sorpreso a usare questi strumenti per fini non lavorativi, potrà essere sottoposto a sanzioni.

La norma com’è facilmente intuibile è destinata a fare partire valanghe di ricorsi, è infatti evidente che c’è un’invasione della privacy, e già diversi giuslavoristi non hanno dubbi sul fatto che la norma presenti profili di incostituzionalità, in particolare sull’articolo 2 della Carta, che tutela i diritti inviolabili dell’uomo.

L’ra della Cgil non si è fatta attendere “Sui controlli a distanza siamo al colpo di mano”. E come dargli torto. Uno dei punti più critici infatti, è quello che riguarda gli assunti con il nuovo contratto a tutele crescenti in vigore dal 7 marzo. “Se il datore di lavoro licenzia un dipendente che è entrato per soli due minuti su Facebook, il licenziamento sarà illegittimo, ma il datore può comunque tenere fuori il lavoratore dall’azienda e pagargli solo un’indennità, senza reintegrarlo a lavoro”. Il testo integrale del decreto del Jobs act, ha infatti previsto che il giudice del lavoro, in caso di licenziamenti disciplinari, non possa valutare la gravità del fatto commesso, ma debba limitarsi a verificarne la sussistenza. Pertanto l’azione combinata dei due punti del nuovo provvedimento possono generare questo effetto: “ogni infrazione a livello disciplinare, anche se gli accordi della contrattazione la identificano come poco grave, può dare luogo a un licenziamento senza possibilità di reintegra”

La norma, sembra solo il primo passo verso un controllo totale dell’individuo, si sa, ogni restrizione dei diritti è fatto con piccoli passi poco alla volta e solo in stato di necessita (è la crisi del mercato del lavoro genera necessità), solo così il popolo accetterà la limitazione della propria libertà.

È di pochi giorni fa la notizia che un’azienda Svedese la “Epicenter”  ha dato ai suoi dipendenti la possibilità di scegliere se farsi impiantare o meno dei microchip (grandi quanto in chicco di riso) con all’interno registrati i loro dati anagrafici e soprattutto i codici d’accesso all’edificio. I chip vengono impiantanti sottopelle sul dorso della mano tra pollice e indice (in quella che una volta veniva chiamata tabacchiera anatomica). Si parte sempre con la facoltatività. Poi gradatamente, si passa a fare usare determinati servizi, inizialmente quelli meno importanti, solo da chi ha il microchip, infine si passerà ai servizi vitali quali, sanità banche, uffici statali, scuole ecc…

Noi saremo anche dei catastrofisti (qualcuno ci definirà complottisti), ma tutto ciò ricorda questo passo della bibbia:

Apocalisse 13:16-18 – “Faceva sì che tutti, piccoli e grandi, ricchi e poveri, liberi e schiavi ricevessero un marchio sulla mano destra e sulla fronte; e che nessuno potesse comprare o vendere senza avere tale marchio, cioè il nome della bestia o il numero del suo nome. Qui sta la sapienza. Chi ha intelligenza calcoli il numero della bestia: essa rappresenta un nome d’uomo. E tal cifra è seicentosessantasei”.

 

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