Un attacco annunciato, minacciato e temuto anche da chi lo lanciava e di cui ogni attore in campo dà una propria versione “personale” e contrastante con le altre, ma un filo resta comune e lo dà Theresa May: “L’obiettivo non è rimuovere Assad”, che infatti stamattina camminava tranquillamente per le vie di Damasco
E’ un attacco assai strano quello che è stato condotto questa notte in Siria. Mentre i giornali “di governo” occidentale – o di regime? – ne davano infatti annunci trionfalistici, i governi stessi che hanno lanciato l’attacco hanno ridimensionato il più possibile la portata degli eventi il cui casus belli sarebbe quello del presunto attacco chimico ad opera del governo siriano nella città di Duma, definita peraltro dai russi una “False Flag”.
Insomma, dopo aver paventato per tanti giorni il rischio di un’escalation con possibile terza guerra mondiale annessa, la montagna ha partorito il topolino: un attacco a presunte basi segretissime – saranno dello stesso tipo di quelle Irachene usate come scusa per dichiarare guerra? – di stoccaggio e produzione di armi chimiche che non ha prodotto né morti, né feriti, con Bashar al-Assad che ostenta sicurezza camminando per le vie di Damasco stamattina stessa – qui il link al suo post su Twitter con tanto di video – , Vladimir Putin che invece di annunciare escalation cerca una soluzione diplomatica targata ONU – pur facendo comunque la voce grossa e condannando duramente l’attacco –, il ministro donna della Difesa francese, Florence Parly, che ha dichiarato alla stampa mondiale che “con gli alleati, abbiamo fatto in modo che i russi fossero avvertiti in anticipo”, la premier britannica Theresa May che afferma che l’obiettivo dell’attacco “non è un cambio di regime” – insistendo sul concetto di azioni soltanto mirate a colpire il presunto arsenale di armi chimiche siriano – e lo stesso presidente degli USA Donald Trump che malgrado le dichiarazioni spettacolari sull’attacco – in pieno stile americano – rassicura Putin sul fatto che non ci saranno repliche a questo attacco e che gli USA non vogliono un coinvolgimento in Siria. Ed a fare quest’ultima analisi non è un blogger da strapazzo, ma il noto giornalista Federico Rampini per La Repubblica.it, ecco il link.
Detto in poche parole, molti giornali oggi appaiono più realisti del Re, e questo perchè il Re sa bene cosa rischia in Siria. Veniamo infatti ai fatti: Verso le 3:00 di notte – ora di Damasco – la tv siriana ha confermato attacchi in corso e che alcune esplosioni si erano udite nei pressi della capitale del paese mediorientale. Da quanto saputo Stati Uniti, Francia e Gran Bretagna hanno utilizzato soprattutto missili da crociera, lanciati da unità navali e sommergibili. Il governo francese ha poi mostrato sui suoi account Twitter aerei Rafale in decollo per l’attacco in Siria, mentre l’Inghilterra ha confermatto l’uso di 4 caccia bombardieri Tornado decollati da Akrotiri.
Da fonti militari Russe – riportate direttamente dal quotidiano arabo indipendente Al Masdra News – la Difesa aerea siriana ha abbattuto 71 dei 103 missili da crociera sparati da USA, Francia e UK questa notte. Fonti russe che hanno anche ufficialmente comunicato che ad essere usate nel respingimento dell’attacco sono state solo le armi della contraerea siriana con i sistemi d’arma S-125, S-200, Buk e Kvadrat, vecchie di oltre 30 anni fa e prodotte nell’URSS. Ma non solo, un comunicato ufficiale del Ministero della Difesa russo ha anche spiegato che: “Le unità di difesa aerea russe nel territorio della Repubblica Araba Siriana non sono state usate per respingere gli attacchi missilistici”. L’attacco, secondo i russi, non ha causato nè morti, nè feriti. Confermato da tutte le parti in causa che comunque l’attacco non aveva alcuna intenzione ostile verso le truppe russe in Siria.
Inoltre, malgrado i numeri dati dai militari russi, l’esercito arabo siriano (ASA) ha affermato che solo 10 degli oltre 100 missili da crociera hanno effettivamente raggiunto i loro obiettivi, mentre i restanti sono stati presumibilmente abbattuti dalla loro difesa aerea. Tuttavia, a prescindere dal numero totale di missili abbattuti, l’esercito siriano afferma che l’ingaggio ostile si è concluso a favore di Assad, dato che nessun danno serio è stato causato alle loro installazioni.
Dalla parte occidentale invece si è dichiarato che ad essere stato colpiti sarebbero stati: un centro di ricerca a Damasco, un deposito per lo stoccaggio delle armi chimiche e un centro di comando a Homs, dove tre persone sarebbero rimaste ferite.
Altre fonti siriane – indipendenti, ma comunque filo-governative – avrebbero inoltre diffuso la notiza che un edificio della Mezzaluna Rossa di Barzah, popoloso quartiere di Damasco, è stato colpito, ad essere stato colpito anche un ex deposito abbandonato da oltre 5 anni sempre a Damasco e si registra un terzo missile che bloccato dai sistemi di guerra elettronica sarebbe caduto a 10km dall’obiettivo ad Homs. I siriani parlano anche di 2 droni da ricognizione distrutti mentre tentavano di entrare nello spazio aereo siriano. Notizie queste indipendenti siriane, che non trovano riscontri ufficiali.
Intanto, indirettamente, sul conflitto siriano, anche due nemici storici si fronteggiano. Israele ha festeggiato alla notizia dell’attacco occidentale. “Rappresenta un segnale importante per l’Iran, Assad e il movimento libanese di Hezbollah“, ha affermato il segretario per la Sicurezza del governo e ministro israeliano per l’Edilizia Yoav Galant. Dall’altro lato, l’ayatollah iraniano Khamenei ha dichiarato senza mezze misure che: “Il presidente americano, il presidente francese e il primo ministro britannico sono dei criminali”.
La Turchia, attore importante nel conflitto siriano sarebbe stata informata prima dell’attacco che Stati Uniti, Gran Bretagna e Francia, avrebbero poi condotto sulla Siria. Inoltre, fonti del ministero degli Esteri di Ankara non avrebbero affermato alcuna contrarietà ai raid aerei contro Damasco.
Disparate le rezioni in UE, tra favorevoli e contrari. Intanto il premier a fine mandato italiano, Paolo Gentiloni ha chiesto che non si dia il via ad alcuna escalation di azioni militari.
A margine dell’attacco di questa notte, si registrano notizie secondo cui il cosiddetto Stato islamico (ISIS) ha lanciato una nuova offensiva nella parte meridionale di Damasco nel tentativo di sfruttare l’attacco missilistico a proprio favore. Finora comunque, l’esercito siriano è stato in grado di respingere l’attacco del gruppo terroristico vicino al distretto di Al-Qadam.
Nato a Partinico (PA), ma saccense. Ha sempre vissuto a Sciacca, dove fin da giovanissimo si è appassionato alla politica locale. Scrive da quando aveva 17 anni, scrive di tutto perché “così è giusto che sia”. Ha scritto principalmente per il giornale ControVoce di Sciacca e per il Blog Fatti&Avvenimenti, ma suoi articoli sono apparsi anche sui quotidiani La Valle dei Templi.net, LinkSicilia (MeridioNews), La Voce di New York e tanti altri giornali agrigentini, regionali, nazionali ed internazionali. Da Gennaio 2017 è corrispondente italiano per la rivista francese Lumieres Internationales Magazine. Scrittore a tempo perso. E’ anche uno studente di Giurisprudenza. Coltiva da anni la passione della musica e del canto ed ha una sua band. Non chiedetegli cosa voglia fare da grande, perché non lo sa.