SEL al banco degli imputati: cosa resterà della sinistra?


-napolitano-berlinguerIn un Paese in cui la sinistra è ricordata essenzialmente per la sua grande inutilità, per la strenua lotta all’evasione fiscale (specie alla piccola, la grande sfugge un po’, vabbé) e le grandi battaglie in favore dei migranti, con un Partito Democratico sempre più verso centro(-destra?), mancava veramente solo questa “grande soddisfazione” all’elettorato che ancora infervorato dalle parole di qualche vecchio comunista, cerca conferme e coraggio in un panorama di trotskisti “senza se e senza ma”.

La “grande soddisfazione” di cui stiamo parlando è il vedere lo stato maggiore di Sel, ovvero il presidente fine dicitore Nichi Vendola, il giovane coordinatore del partito (uscito vincente dagli ultimi congressi) Nicola Fratoianni ed il sindaco di Taranto, Ippazio Stefàno alla sbarra come tre delle 44 persone che andranno a processo per il disastro ambientale provocato dall’Ilva di Taranto.

Cogliamo l’occasione per ricordare che Sinistra Ecologia e Libertà, promessa (rimasta tale) di una sinistra “vera ed alternativa”, che con il tempo e gli scontri non solo elettorali, ma soprattutto interni al partito ed anche dai recenti dati emersi dai sondaggi nazionali, si è accartocciata su sé stessa.; la cosa “divertente” in tutto ciò è che proprio Sel (almeno teoricamente) sarebbe dovuto essere il soggetto “guida” e collante tra le neonate forze “Possibile” e “Futuro a Sinistra” dei fuoriusciti del PD, Pippo Civati e Stefano Fassina.

Accuse pesanti peraltro quelle mosse ai dirigenti SEL, che teniamo a dire, vengono duramente e fermamente smentite dagli stessi interessati.

Tuttavia va comunque ricordato che Vendola è accusato di concussione aggravata, Fratoianni di favoreggiamento personale, Stefàno deve invece rispondere di omissioni in atti d’ufficio.

Adesso, tralasciando ciò che è stato fatto o meno nel merito della vicenda, in cui non vogliamo entrare, perché a differenza di altri blog e simili, crediamo che i processi vadano fatti in tribunale e non sul web (o talvolta, in tv), corre, come dicevamo in premessa, l’obbligo di rendersi conto che da questo processo uscirà probabilmente il risultato elettorale della sinistra italiana (almeno) dei prossimi cinque anni.

Perché se i dirigenti Sel dovessero essere assolti, allora la sinistra (compresi i neonati soggetti prima citati), potranno fregiarsi di essere dei politici onesti e sinceri (requisiti questi, indispensabili in tutto il mondo, tranne che in Italia), e quindi avranno “l’arma morale” dalla loro parte, con tanto di stucchevoli discorsi sulla legalità e la bontà che tanto piacciono alla sinistra di nicchia e così facendo, racimoleranno qualche voto in più per non essere mera “testimonianza” in parlamento. Ma se questo non dovesse accadere, lo scenario sarebbe totalmente diverso.

A quel punto, in una Italia in cui poche sarebbero le differenze tra i partiti “tradizionali” e con addirittura il principale partito di opposizione a sinistra, retaggio in un certo qual modo, dell’ideologia del PCI e di Berlinguer, annientato da un gravissimo procedimento giudiziario che non implica solo delle riflessioni politiche, ma anche umane, dati i delicatissimi argomenti toccati dall’inchiesta sull’Ilva, non significherebbe soltanto la fine di SEL, ma anche la fine per chiunque pensi ancora di poter dire di “essere di sinistra”; questo ovviamente a tutto vantaggio di chi appositamente non parla di sinistra e destra, ma di “cittadini”.

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