Scelta civica: Zanetti impone la sua linea pro Verdini, ma il partito è in fibrillazione

Scelta civica: Zanetti impone la sua linea pro Verdini, ma il partito è in fibrillazione

È stata una vera e propria resa dei conti. Il viceministro Zanetti, contro il parere di molti del suo partito, decide di apparentarsi con Ala di Verdini. Mazziotti definisce la direzione del partito surreale e annuncia: “Faremo ricorso”.

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E venne il giorno di Verdini nel governo. Si perché a parte le beghe interne a Scelta civica, quello che conta è il risultato finale. Con questa operazione, tutti coloro che sbraitavano, da Orfini alla Serracchiani, per finire a Bersani, che Verdini non sarebbe mai stato una componente di questo governo, sono stati palesemente smentiti.

Il viceministro, che non è stato neanche sfiorato da ammonimenti da parte del governo Renzi per questa sua operazione, ha realizzato ciò che da tempo aveva in mente: un gruppo unico con ALA. Per fare ciò, non ha guardato in faccia nessuno e non si è fermato di fronte a nulla, ma inevitabilmente, all’interno di Scelta civica la situazione è divenuta esplosiva. Inoltre la vicenda è tutt’altro che conclusa, infatti Zanetti vorrebbe tenere per se a per la sua nuova creatura, nome e simbolo di S.C., e gli sconfitti, hanno annunciato ricorso nelle sedi giudiziarie. Pare infatti che diversi deputati siano stati “silenziati” e qualcuno, parla di palesi violazioni dello statuto del partito.

È successo tutto ieri sera 28 luglio: in via Santa Caterina da Siena a Roma, nella sede di Scelta Civica  infatti, era stata convocata da parte di 16 componenti la direzione del partito. L’incontro aveva come oggetto, la richiesta della conferma del gruppo di riferimento “originario”, che a seguito delle polemiche sorte dopo la decisione del segretario Enrico Zanetti, di lasciare Sc insieme ai quattro colleghi, Mariano Rabino, Giulio Cesare Sottanelli e Angelo Antonio D’Agostino, aveva manifestato, con il supporto della maggioranza del gruppo parlamentare, una forte contrarietà all’ipotesi di apparentamento con il gruppo Ala di Denis Verdini.

Enrico Zanetti dopo l’incontro, si è affrettato a comunicare che il partito è con lui e che la direzione nazionale gli ha confermato la fiducia, ma alcuni dei presenti hanno dato tutt’altra versione di ciò che è successo ieri sera.

Il presidente della commissione Affari costituzionali di Montecitorio Andrea Mazziotti ad esempio, che è tra quelli che hanno deciso di non seguire Zanetti nella fusione con ALA, riferisce: “Zanetti si è rifiutato di far votare quattro colleghi e membri della direzione che ne avrebbero avuto diritto con scuse risibili e in contrasto con un parere del collegio dei probiviri e a me, che pure non sono membro della direzione ma sono sempre intervenuto in precedenti occasioni, ha impedito di prendere la parola”. Ed ancora: “I deputati ai quali è stato proibito di esprimersi sono Giovanni Monchiero, Roberta Oliaro, Stefano Dambruoso e Giovanni Palladino. Tutti, guarda caso, contrari all’apparentamento con Ala”.

Inoltre, sempre secondo quanto dichiarato da Andrea Mazziotti: “sono stati ammessi a votare soggetti che non ne avevano diritto”, e fa i nomi: Michele Schiano, coordinatore della Campania, berlusconiano della prima ora passato a febbraio da Forza Italia a Scelta civica ed Enrico Martial, candidato alle ultime Amministrative a Torino con i Moderati di Giacomo Portas e commissario di Sc in Piemonte.

Insomma ne vedremo ancora delle belle, ma la sensazione è che questa operazione che fa tanto comodo a Matteo Renzi ed al suo governo – tant’è che nessuna voce di dissenso si è alzata dai banchi della maggioranza – sarà in breve tempo messa a tacere e i dissidenti “silenziati”.

Quindi da ora in avanti, i vari Bersani, Orfini, Serracchiani e tutto il carrozzone, prendano atto di ciò che è la realtà: “governano con i voti di Verdini” e cortesemente… tacciano.

 

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Debora Ranzetti

Pubblicato da Debora Ranzetti

Debora Ranzetti, romana, avvocato ma blogger per passione. Non ha partiti ne tessere, amante delle battaglie impossibili, il cui motto è: “non mi piego, ma a spezzarmi non ci penso nemmeno”. Scrive quello che pensa, senza filtri, ma sempre nel rispetto delle regole. Animalista, ambientalista, inquieta e sempre di corsa, ma pronta a fermarsi se qualcuno è in difficoltà.