Salute & Benessere. Dagli astronauti una speranza per la cura delle malattie degenerative

Salute & Benessere. Dagli astronauti una speranza per la cura delle malattie degenerative

Studiare lo spazio per guarire sulla terra? Sembra strano, ma è una seria possibilità

Studiare gli astronauti nello spazio per trovare nuove terapie: da questo filone di ricerca arriva una speranza per la cura delle malattie degenerative. Lo stress ossidativo a cui è sottoposto l’organismo degli astronauti quando stanno per lunghi periodi di tempo nello spazio, infatti, potrebbe essere un valido spunto per fornirci indicazioni preziose per la cura delle patologie degenerative.

È questa l’idea di un team di ricercatori dell’Università di Pisa, partner del progetto “PlanOx2” dell’Agenzia spaziale europea (Esa), che studia l’invecchiamento cellulare e gli effetti della gravità alterata sui processi biologici.

Il progetto, che mira a far comprendere i meccanismi alla base dello stress ossidativo (uno squilibrio della fisiologia cellulare che provoca l’invecchiamento accelerato delle cellule) e alla possibile prevenzione del danno a cui sono sottoposti gli astronauti durante i viaggi spaziali, potrebbe avere importanti ricadute in ambito biomedico, poiché si tratta degli stessi meccanismi che contribuiscono all’insorgenza di molte patologie degenerative.

Durante il decollo e la permanenza in orbita, l’organismo è sottoposto a condizioni di gravità alterata che inducono la produzione di specie reattive dell’ossigeno (radicali liberi) che, provocando uno stress ossidativo, determinano dei danni cellulari. Questo effetto è più pronunciato durante i voli spaziali di lunga durata e persiste anche per alcune settimane dopo il rientro.

Le nostre cellule, anche sulla terra, sono costantemente soggette all’azione dei radicali liberi che si producono sia in seguito al metabolismo cellulare che all’esposizione ad agenti esterni quali raggi X, UV e inquinamento. La produzione dei radicali liberi è normalmente bilanciata dall’attivazione di sistemi di detossificazione, ma se la quantità prodotta è troppo elevata si genera uno stress ossidativo che danneggia irreparabilmente le nostre cellule.

Il progetto “PlanOx2” non ha come scopo lo studio di patologie specifiche, tuttavia i risultati ottenuti potrebbero avere ricadute in campo biomedico, in quanto alti livelli di radicali liberi sono descritti in diverse patologie, come per esempio le malattie degenerative (Alzheimer, Sclerosi multipla, Sla, distrofia muscolare ecc..).

È ancora presto per parlare di sviluppi futuri e di possibilità terapeutiche per i pazienti sulla terra, tuttavia lo studio dei processi di distruzione cellulare da parte dei radicali liberi si spera possa consentire di mettere a punto delle molecole in grado di ridurne il potenziale lesivo e, di conseguenza, rallentare o addirittura fermare alcuni processi degenerativi.

Salute & Benessere è una rubrica medica a cura del dott. Accursio Miraglia.

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Pubblicato da Accursio Miraglia

Accursio Miraglia, nato a Sciacca il 27-12-68 Nel 1994 Laurea con Lode in Medicina e Chirurgia, Università Cattolica del Sacro Cuore (Roma – Policlinico Gemelli) Nel 1998 Specializzazione con Lode in Medicina Fisica e Riabilitativa (Fisiatria), Università di Tor Vergata (Roma) Dal 1998 al 2006 partecipa a numerosi corsi di aggiornamento organizzati dall’Accademi Italiana di Medicina Manuale Dal 1998 al 1999 Assistente medico, responsabile area riabilitativa Casa di cura "Villa Fulvia", Roma Dal 1999 ad oggi Direttore Sanitario del Centro di Educazione Psicomotoria s.r.l, centro di fisioterapia accreditato presso il SSN Dal 2009 è consulente tecnico d'ufficio presso il Tribunale di Sciacca e gli uffici del Giudice di pace di Sciacca, Menfi e Ribera. Dall’anno accademico 2014-2015, professore a contratto presso la Scuola di Specializzazione in Medicina Fisica e Riabilitativa dell’Università di Roma “Tor Vergata”. Dal 2015 ricopre il ruolo di docente presso il “Corso-Teorico pratico di Medicina Manuale” organizzato dalla SIMFER (Società Italiana di medicina Fisica e Riabilitativa) con la collaborazione Società Italiana di Medicina Vertebrale (MEDVERT) e le Università “la Sapienza” e Tor Vergata” di Roma.