Ecco perché i sacrifici imposti alla Grecia saranno un fallimento

Ecco perché i sacrifici imposti alla Grecia saranno un fallimento

lagarde-fmiLa crisi inizia a fine 2009 con le dichiarazioni del presidente George Papandreou, che subito dopo le elezioni politiche dichiara che il Paese rischia la bancarotta e che i precedenti governi avevano falsificato i dati di bilancio dei conti pubblici per permettere alla Grecia d’entrare nell’euro.

Seguiamo ora l’escalation del debito. La Grecia si trova in cattive acque ma il suo debito è intorno ai 100 miliardi di euro. Nei primi giorni di maggio 2010 l’EU accorda un pacchetto di aiuti in 3 anni pari a 110 miliardi. La situazione però non migliora e nel settembre 2011 il governo greco vara un’ulteriore manovra tassando gli immobili allo scopo di recuperare 2,5 miliardi di euro utili a raggiungere un’ulteriore tranche di aiuti pari a 8 miliardi di euro. La situazione si perpetua con tagli a pensioni, stipendi e innalzamenti di tasse fino al 2014. il debito pubblico intanto è schizzato a oltre 330 miliardi e di questi soldi il popolo greco non ha visto un solo centesimo.

E allora, dove sono finiti questi soldi? Semplice una bella partita di giro, le banche elleniche avevano comprato dalle consorelle europee, sopratutto Tedesche, Francesi ed Italiane, titoli spazzatura in poche parole erano state “bidonate” ovviamente con la complicità dei vari governi. Le banche si trovano pertanto “fallite”, ma se non pagano a rimetterci ed ha rischiare a loro volta il fallimento sono le banche ed i paesi che devono avere i soldi indietro, cioè Germania, Francia ed Italia. Ed ecco la “genialata”, si prestano i soldi al governo greco, che li usa per ricapitalizzare le banche in fallimento – il cosiddetto salvataggio – e le banche greche usano questi soldi per ripagare i creditori. Chiaro? Te li do e me li riprendo. Il debito greco esplode.

A questo punto viene istituita la cosiddetta “Troika”, formata da FMI, BCE ed UE ed è questa la mazzata finale per il popolo. Nel gennaio 2015 arriva Tsipas con la sua Syriza che vince le elezioni, il popolo esulta.

Come è finita è storia di questa giorni e ne abbiamo parlato abbondantemente in numerosi articoli. Quello invece che oggi ci preme spiegare è il perché ed il come si è arrivati qui. Per capirlo, prima dobbiamo capire cos’è il debito pubblico. Lo spiegò molto bene Fidel Castro in occasione dell’incontro sul debito estero dell’America Latina e dei Caraibi il 5 agosto del 1985 a L’Avana. Disse: “se i governi non avessero agito in maniera congiunta, attaccando il problema alla radice, il debito estero che le nazioni latino-americane avevano contratto con gli istituti finanziari nordamericani, si sarebbe convertito in un’ipoteca eterna, insostenibile e impagabile” ed aggiunse “Non può essere pagato per ragioni matematiche, economiche. Ed è impossibile politicamente. I governi non sono nelle condizioni, in nessun paese dell’America Latina, di applicare queste misure (dall’alto costo sociale) del Fondo Monetario Internazionale”.

Il Comandante cubano definì il debito estero un cancro “che si moltiplica, invade l’organismo e lo uccide” ed ancora “l’imperialismo ha creato questa malattia, ha creato questo cancro che dev’essere estirpato chirurgicamente, totalmente. Non vedo altra soluzione».

Per Castro l’abolizione o la cancellazione del debito non è la sola soluzione, ma necessita dell’unione dei popoli in via di sviluppo. Per poter far fronte all’imperialismo e ai suoi intenti di dominio e sfruttamento, occorre la creazione di un Nuovo Ordine Economico Internazionale.

Fidel disse anche che questa non è una lotta solo dell’America Latina, ma di tutto il Mondo. Aveva capito qual’era la vera funzione del FMI, schiavizzare i popoli mediante la sottomissione dei governi indebitandoli.

Trent’anni dopo questo discorso, l’America Latina e i Caraibi hanno unito i loro sforzi per promuovere l’unione tra i popoli ed oggi, possono fare affidamento su meccanismi d’integrazione e cooperazione, come l’Unione delle Nazioni Sudamericane (UNASUR), la Comunità degli Stati Latinoamericani e dei Caraibi (CELAC), l’Alleanza Bolivariana per i Popoli della Nuestra America (ALBA), l’alleanza energetica Petrocaribe, che permettono di accrescere lo sviluppo sociale, politico, economico e culturale della regione.

Oggi, sappiamo che il sudamerica sta vincendo questa battaglia, l’Ecuador di Rafael Correa, l”Uruguay di Pepe Mujica, il Brasile di Dilma Rousseff e l’Argentina di Cristina Kirchner, hanno tribolato, ma cacciato il FMI anche con operazione che a volte hanno rasentato l’incidente diplomatico, ma sono usciti fuori dal giogo che li sottometteva.

E l’Europa? Purtroppo siamo totalmente nelle mani di questi “aguzzini-strozzini” e non si intravedono segnali positivi. Tsipras che sembrava l’unico in grado di scardinare il sistema, alla fine ha fallito miseramente e la Grecia con questa operazione seguirà il suo destino, la Troika è riuscita a dimostrare che sono loro a comandare e che il voto del popolo non conta nulla………………. fino ad adesso!

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