Salute & Benessere. L’attività fisica aiuta i malati di cancro

Salute & Benessere. L’attività fisica aiuta i malati di cancro

L’attività fisica fa bene proprio a tutti? Sembra di sì

Da sempre si afferma, genericamente, che l’attività fisica fa bene. Adesso, però, possiamo affermare “scientificamente” che, se siamo stati operati per un tumore, trenta minuti di esercizio al giorno aumentano le nostre probabilità di sopravvivenza, riducono il rischio di ricaduta, migliorano la risposta alle terapie e ne leniscono gli effetti collaterali.

Come se restare attivi avesse lo stesso effetto di un farmaco. Non sappiamo se questo sia vero per tutti i tipi di tumore, ma per alcune neoplasie si stanno accumulando quantità di dati tali da far pensare che l’attività fisica possaa essere prescritta dagli oncologi, accanto a radio, chemio e alle altre terapie.

E in effetti ciò avviene già negli Stati Uniti, dove l’American Cancer Society, l’American College of Sport Medicine ed il National Comprehensive Cancer Network Guidelines for Survivorship forniscono ai medici le indicazioni sugli esercizi da introdurre nei piani terapeutici.

“Sappiamo già da tempo che l’attività fisica è in grado di avere un effetto quasi equivalente a un trattamento precauzionale, come quello ormonoterapico per il carcinoma della mammella o chemioterapico per il cancro del colon”, commenta Giordano Beretta, Segretario nazionale dell’Associazione Italiana di Oncologia Medica (Aiom) e Responsabile dell’Oncologia Medica di Humanitas Gavazzeni a Bergamo. “Quanto detto vale soprattutto per la riduzione del tasso di recidive nei pazienti operati”.

Oggi prove consistenti sui benefici dell’attività fisica esistono per i tumori del colon, della prostata e del seno.

Per quanto riguarda la neoplasia della prostata, secondo i risultati dell’Health Professionals Follow-Up Study, dopo la diagnosi, gli uomini che fanno attività fisica intensa per tre ore a settimana vedono le possibilità di sopravvivenza aumentare del 61%, rispetto a chi si allena per meno di un’ora a settimana.

Per quel che riguarda il colon-retto, è stato recentemente presentato un ampio studio clinico su oltre 1.200 pazienti con tumore in fase metastatica, condotto dal Brigham & Women’s Hospital di Boston, che ha evidenziato come per i pazienti che praticavano 30 minuti di attività fisica moderata (anche solo passeggiate, pulizie domestiche o giardinaggio) al giorno, la mortalità si è ridotta del 19%. I dati indicano inoltre che più tempo si sta in movimento, più i benefici sembrano aumentare: nei pazienti che hanno dedicato all’attività fisica cinque ore o più a settimana, la mortalità si è ridotta del 25%. Non è stata osservata alcuna correlazione, invece, tra mortalità e attività più intese, come il running o altri tipi di sport.

Nel caso del carcinoma della mammella va fatta una distinzione: l’esercizio regolare ridurrebbe il rischio di recidiva di ben il 50% nelle donne con tumori ormono-dipendenti (le cui cellule, cioè, presentano un alto numero di recettori per gli estrogeni), ma di appena il 9% nelle donne con tumori che non presentano questa caratteristica.
L’attività fisica, inoltre, migliora la qualità di vita di questi malati. I risultati degli studi condotti fino a oggi sono concordi nel dire che l’attività fisica ha un effetto positivo su molte condizioni: riduce la fatigue (un effetto collaterale della chemio e della radioterapia), la nausea e gli stati di ansia, migliora il tono dell’umore, aumenta l’autostima. In generale, agisce sul senso di benessere fisico e psicologico. Per le donne operate di tumore al seno, inoltre, l’attività fisica mirata può aiutare a contrastare l’osteoporosi (conseguenza delle terapie endocrine) e a prevenire il linfedema.

Salute & Benessere è una rubrica medica a cura del dott. Accursio Miraglia.

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Pubblicato da Accursio Miraglia

Accursio Miraglia, nato a Sciacca il 27-12-68 Nel 1994 Laurea con Lode in Medicina e Chirurgia, Università Cattolica del Sacro Cuore (Roma – Policlinico Gemelli) Nel 1998 Specializzazione con Lode in Medicina Fisica e Riabilitativa (Fisiatria), Università di Tor Vergata (Roma) Dal 1998 al 2006 partecipa a numerosi corsi di aggiornamento organizzati dall’Accademi Italiana di Medicina Manuale Dal 1998 al 1999 Assistente medico, responsabile area riabilitativa Casa di cura "Villa Fulvia", Roma Dal 1999 ad oggi Direttore Sanitario del Centro di Educazione Psicomotoria s.r.l, centro di fisioterapia accreditato presso il SSN Dal 2009 è consulente tecnico d'ufficio presso il Tribunale di Sciacca e gli uffici del Giudice di pace di Sciacca, Menfi e Ribera. Dall’anno accademico 2014-2015, professore a contratto presso la Scuola di Specializzazione in Medicina Fisica e Riabilitativa dell’Università di Roma “Tor Vergata”. Dal 2015 ricopre il ruolo di docente presso il “Corso-Teorico pratico di Medicina Manuale” organizzato dalla SIMFER (Società Italiana di medicina Fisica e Riabilitativa) con la collaborazione Società Italiana di Medicina Vertebrale (MEDVERT) e le Università “la Sapienza” e Tor Vergata” di Roma.