Il governo russo ha infatti deciso che da oggi in poi ogni azione militare da parte delle forze armate russe dovrà svolgersi sotto la protezione dei caccia da combattimento di ultima generazione di Mosca.
Putin ha disposto di potenziare la difesa aerea russa con l’impiego di un incrociatore lanciamissili al largo della costa siriana Latakia a cui è stato dato l’ordine di “distruggere qualsiasi bersaglio che possa costituire un pericolo per le forze armate russe”.
Inoltre è stato schierato sul campo siriano anche l’S-400, il sistema russo di difesa antiaerea più avanzato, impiegato per assicurare la difesa aerea con missili a lungo e medio raggio in grado di colpire bersagli aerei a distanze fino a 400 chilometri.
Secondo Mosca, infatti, l’S-400 può disintegrare i bombardieri strategici B-52, B-1 e F-111 così come gli EF-11A Raven, gli EA-6 Prowler e l’aereo spia U-2. Facile preda degli S-400 sarebbero gli E-3 Sentry e gli E-2 Hawkeye. Nella lista dei caccia occidentali che i russi affermano di riuscire ad abbattere figurano gli F-15 e gli F-16. Ma non solo, l’S-400 sarebbe in grado di rilevare ed abbattere anche il caccia di quinta generazione F-22 Raptor ed i velivoli stealth F-117 e B-2. Infine, secondo Mosca, missili balistici e strategici (il sistema ne può tracciare 72 simultaneamente) non potrebbero attraversare impunemente uno spazio aereo protetto dagli S-400.
Insomma, oltre al problema ISIS, la Russia, che ha sempre trovato strategico e di primo piano il proprio rapporto con Damasco (le basi militari russe nel Paese di Assad risalgono ai tempi dell’URSS), non ha intenzione di permettere che la Nato elimini de facto lo sbocco militare russo sul Mediterraneo.
Nel Medio-Oriente poi, diviso anche tra musulmani sciiti e sunniti, vicino a Putin, sia per gli ottimi rapporti russo-iraniani, sia perché la Siria si trova oggi vicina più che mai sia politicamente che religiosamente, l’Iran è intenzionato a garantire con tutti i mezzi a sua disposizione il governo di Assad, sciita, senza cui la Siria piomberebbe sicuramente nelle mani dei sunniti, filo Qatar ed Arabia Saudita (stretti alleati USA) ed acerrimi nemici degli iraniani.
Infine, dietro all’Orso russo, vi è il Gigante Comunista Cinese, la cui politica estera, specie in medio oriente, è sempre stata quella del “farsi i fatti propri”, almeno finchè ci fosse stato ancora bisogno di stabilità interna alla PRC. Ma adesso la stabilità c’è, la forza militare non manca, la forza economica è lapalissiana: manca il peso politico e militare, su cui la Repubblica Popolare Cinese deficita già da prima della caduta dell’URSS.
Dopo diversi confronti “faccia a faccia” con gli USA, di cui l’ultimo esempio risale al 27 ottobre 2015 ed è stato lo sconfinamento di navi da guerra americane entro le 12 miglia nautiche (dette in Diritto Internazionale: “mare territoriale”) nell’arcipelago di isole artificiali di Pechino nel Mar Cinese Meridionale VAI ALL’ARTICOLO ; dopo aver mostrato al mondo un video di simulazione in cui è stato reso chiaro che la Cina è preparata all’idea di un confronto bellico con gli USA VAI ALL’ARTICOLO; dopo aver mostrato al mondo intero velivoli e mezzi militari che nessuno pensava i cinesi stessero progettando e costruendo (caccia da combattimento e portaerei ultra moderne) VAI ALL’ARTICOLO; adesso, anche il Presidente della Cina che sogna di diventare una grande potenza mondiale, Xi Jinping, potrebbe avere un buon motivo per cominciare a mostrare i muscoli nell’area, dopo che il cittadino cinese Fan Jinghui è stato rapito ed ucciso dall’Isis, come ha annunciato la rivista del gruppo terrorista, Dabiq, accostando il suo destino a quello di un compagno di prigionia norvegese.
Xi Jinping, infatti, dopo l’ovvia e forte condanna dell’omicidio, ha detto che punirà i responsabili, citando direttamente e per la prima volta pubblicamente, l’ISIS. Il presidente non ha spiegato come, ma l’attività militare cinese a supporto russo non è di certo una novità nell’aerea siriana, e già ad ottobre si erano rincorse le voci della presenza di una portaerei cinese nel mediterraneo, quindi qualsiasi sarà la mossa di Pechino, è sicuro che avverrà di concerto con l’alleato russo.
Da notare poi l’ultima novità militare del mar rosso, a sostegno dell’ipotesi secondo cui Pechino stia cercando di imporsi politicamente (e quindi anche militarmente e strategicamente) nel mondo: è notizia di oggi infatti, che la Repubblica Popolare Cinese sta allestendo la sua prima base militare in Africa. Pechino ha firmato un contratto di leasing decennale con Gibuti, nel Corno d’Africa, per costruire un polo logistico: “Pechino – spiegano dal The National Interest – ha enormi interessi economici nella regione che deve proteggere”.