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Salute & Benessere. Trattamento manipolativo del tratto cervicale: benefici e potenziali rischi

Il rachide cervicale è la parte più mobile della colonna vertebrale ed anche la più delicata che oltre a sostenere, stabilizzare e rendere mobile il cranio, protegge le strutture che passano attraverso di esso, come il midollo spinale, le radici nervose e l’arteria vertebrale

Il rachide cervicale si compone di 7 vertebre che, da un punto di vista funzionale, possono essere divise in due gruppi. Le prime due vertebre, Atlante ed Epistrofeo, formano il cosiddetto rachide cervicale superiore, hanno una forma molto particolare e, da un punto di vista biomeccanico, aggiustano con precisione la posizione del capo nello spazio grazie ai movimenti di flesso-estensione (cenno del “si”) dell’articolazione occipito-atlantoidea e ai movimenti di rotazione (cenno del “no”) dell’articolazione atlanto-epistrofica.

Le sottostanti 5 vertebre, tutte simili tra loro, formano il cosiddetto rachide cervicale inferiore, che effettua movimenti in flesso-estensione, latero-flessione e rotazione. Questi ultimi due movimenti non sono fisiologicamente dissociabili ed alla rotazione si assocerà sempre una lateroflessione nello stesso senso. Il movimento complessivo del rachide cervicale sarà quindi il risultato del posizionamento del rachide cervicale inferiore e dell’adattamento del rachide cervicale superiore, che realizza di fatto il movimento preciso finale.

Manipolazioni vertebrali: aspetti tecnici

La manipolazione è definita da Maigne, padre della Medicina Manuale, come “una mobilizzazione passiva forzata che tende a portare gli elementi articolari al di là della loro escursione articolare, fino al limite dell’escursione anatomica”. Si tratta, quindi, di un movimento portato poco oltre i limiti usuali del movimento che, tuttavia, è molto sicuro se effettuato da personale qualificato.

Il gesto terapeutico si compone di tre tempi: a) la messa in posizione, in cui si posiziona il paziente; b) la messa in tensione, in cui si imprime all’articolazione il movimento desiderato fino al limite dell’escursione articolare passiva; c) l’impulso manipolativo, cioè un movimento secco, breve ed unico che, provocando una brusca diminuzione della resistenza articolare accompagnata spesso da rumore di scrocchio, forza ancora per qualche grado la posizione di massima escursione articolare.

La direzione della manipolazione deve sempre essere quella del movimento passivo libero non doloroso, opposto al movimento passivo doloroso (regola del non dolore e del movimento contrario).

Manipolazioni vertebrali: indicazioni

Le manipolazioni vertebrali trovano applicazione quando alla base della sintomatologia algica vi è un disturbo doloroso intervertebrale minore (D.D.I.M.), definito da Maigne “una disfunzione vertebrale segmentaria dolorosa, benigna, di natura meccanica e riflessa, generalmente reversibile”.

Si tratta di un disturbo di tipo funzionale, non necessariamente legato ad un danno anatomico, che comunemente viene definito come blocco vertebrale. Le patologie del rachide cervicale che possono trarre beneficio dalle manipolazioni vertebrali sono: cervicalgia acuta e cronica, cervico-brachialgia (forme lievi e forme croniche di origine meccanica), cefalea cervicogenica, sindrome vertiginosa, pseudo-tendinite (di spalla o di gomito).

Manipolazioni vertebrali: controindicazioni

Le controindicazioni al trattamento manipolativo si dividono in due categorie: tecniche e cliniche. Le prime sono relative a casi in cui la manipolazione appare un trattamento razionale per problemi di natura meccanica ma non vi sono le condizioni per effettuarlo, per esempio perché il paziente ha dolore in tutte le direzioni di movimento, ha un rachide rigido o ha paura del trattamento. Le seconde sono controindicazioni cliniche legate alla presenza di gravi patologie che possono presentarsi con sintomi lievi (malattie infiammatorie o infettive, tumorali, una malformazione della giunzione cervico-occipitale, una grave osteoporosi, un’insufficienza vertebro-basilare.

Manipolazioni vertebrali: l’importanza della diagnosi

La manipolazione vertebrale è un mezzo terapeutico efficace ma delicato, che necessita di una scrupolosa valutazione sia dei possibili vantaggi che delle eventuali controindicazioni, pena l’esposizione del paziente a rischi anche gravi. Gli incidenti successivi a terapia manipolativa, infatti, pur se estremamente rari, possono essere drammatici.

Questi casi, potenzialmente letali, sono quasi sempre dovuti ad una errata selezione dei candidati per difetto di diagnosi differenziale, con avviamento al trattamento manipolativo di pazienti affetti da patologie incompatibili con il trattamento stesso: in tal modo anche una manipolazione eseguita in modo tecnicamente corretto diventa estremamente pericolosa. Una manovra tecnicamente errata effettuata su un paziente che rispetta i criteri di inclusione, invece, non causa mai incidenti gravi, potendo in genere provocare solo un’accentuazione della sintomatologia dolorosa per la quale si è in cura.

Riflessioni

Per il trattamento del rachide cervicale è possibile utilizzare diverse tecniche terapeutiche di provata efficacia e fra queste un ruolo fondamentale hanno le manipolazioni vertebrali. Fondamentale è, però, che l’indicazione al trattamento tramite terapia manipolativa sia posta con grande attenzione, rispettando con scrupolo i criteri di inclusione e formulando una diagnosi differenziale precisa che escluda dal trattamento i pazienti a rischio. Le conseguenze di una errata selezione dei pazienti avviati a tale trattamento, infatti, possono essere estremamente gravi.

La pratica imprudente o imperita delle manipolazioni può essere molto pericolosa: basta ricordare il caso della modella americana Katie May, che nel 2016 è morta in seguito alla lesione di un’arteria vertebrale dopo un trattamento manuale del rachide cervicale, o del giornalista Rai Andrea Vianello, che nel 2019 ha avuto un ictus due giorni dopo un medesimo trattamento.

Il “mercato” delle manipolazioni vertebrali è fiorente in quanto sostenuto da una richiesta crescente che ingolosisce molti, ma all’aumentare del numero di operatori del settore non corrisponde necessariamente un aumento del livello qualitativo dell’offerta terapeutica.
Numerosi dubbi sorgono anche sulla formazione del personale non medico, confermati dal fiorire di corsi self-made ben lungi dalla rigorosità di un percorso universitario e addirittura dalla recente proposta commerciale di corsi on-line, vero paradosso se si pensa che la disciplina in oggetto è prettamente pratica.

Salute & Benessere è una rubrica medica a cura del dott. Accursio Miraglia.