L’Onu stima che quasi un miliardo di persone nel mondo soffrano di iponutrizione, cioè assumano una quantità insufficiente di nutrienti per soddisfare il fabbisogno energetico quotidiano. Nello stesso tempo, esattamente al contrario, ben due miliardi sono i soggetti iperalimentati
Obesità o iperalimentazione, il risultato? Lo stesso: l’alimentazione scorretta uccide.
I numeri mettono paura: nel mondo una morte su cinque è legata alla cattiva alimentazione e si quantifica in 11 milioni il numero di decessi all’anno attribuibili, da una parte, all’eccessivo consumo di zucchero, sale e carne e, dall’altra, alla scarsa assunzione di cereali integrali, frutta, frutta a guscio e semi.
Un recente studio sui regimi alimentari, pubblicato sulla rivista scientifica “The Lancet”, mostra che in quasi tutti i 195 Paesi del mondo analizzati si mangiano quantità eccessive di cibi malsani e quantità ridotte di cibi salutari.
Lo studio ha esaminato i trend legati a dieta e malattie tra 1990 e 2017. Degli 11 milioni di decessi attribuiti alla cattiva alimentazione, dieci milioni sono causati da malattie cardiovascolari, 913.000 da tumori e quasi 339.000 dal diabete.
«Questo studio conferma ciò che molti hanno pensato per anni: la dieta inadeguata è responsabile di un numero di decessi più alto di qualsiasi altro fattore di rischio», ha spiegato Christopher Murray, autore del rapporto e direttore dell’Institute for Health Metrics and Evaluation all’Università di Washington. «La nostra valutazione suggerisce che i maggiori fattori di rischio alimentari siano l’alta assunzione di sodio o la bassa assunzione di cibi sani» conferma.
In molti Paesi una dieta povera provoca più morti di quanti se ne possano attribuire al fumo o alla pressione alta» aggiunge Ashkan Afshin, professore all’Institute for Health and Evaluation all’Università di Washington.
Se appare ovvio il motivo per cui nei paesi poveri sia impossibile assumere cibi sani in quantità adeguate, il rapporto rilancia con forza l’allarme relativo al consumo, nei paesi più ricchi, delle cosiddette calorie vuote.
Le calorie vuote
Con l’espressione “calorie vuote” si fa riferimento alle calorie presenti in alcuni tipi di alimenti che, nonostante l’elevato apporto energetico, non forniscono un’adeguata quantità di nutrienti (proteine, sali minerali, vitamine, acidi grassi e antiossidanti) o ne sono addirittura prive.
Le calorie equivalgono all’energia che il nostro corpo produce metabolizzando il cibo ingerito: un grammo di zucchero o uno di proteine sviluppano circa 4 calorie, mentre un grammo di lipidi ne sviluppa 9. Partendo da questi dati, vengono poi calcolati i valori energetici degli alimenti.
Una caloria vuota, dal punto di vista metabolico, non è diversa dalle altre ma, per via della bassa capacità nutritiva, non può essere considerata altrettanto salutare. Chi assume calorie vuote tende ad iperalimentarsi e, nonostante ciò, soffre spesso di carenze nutrizionali, mancando nella dieta cibi che apportino significative quantità dei fondamentali nutrienti. È per questo che una dieta caratterizzata dal consumo di alimenti ricchi di calorie vuote facilita lo sviluppo di patologie metaboliche come diabete mellito, ipertensione arteriosa, dislipidemia e il rischio di sviluppare carenze di vitamine o minerali. Oltre, ovviamente, a portare ad un aumento del peso inatteso e incontrollato.
Rientrano sicuramente tra le “calorie vuote” o meglio “calorie inutili” tutti quei cibi prodotti con farina raffinata, zucchero e margarina come snack, dolci, patatine, gelatina, caramelle ecc. Tali prodotti non sono completamente privi di nutrienti ma sono spesso pieni di grassi, zuccheri, conservanti e altri additivi e per questo hanno uno scarso valore nutrizionale.
Attenzione alle bevande
Spesso non si pensa che anche le bevande possano contenere calorie. Anzi, proprio queste, fra gli alimenti zuccherati, sono particolarmente pericolose (il consumo di bevande zuccherate è una delle maggiori cause di obesità tra i bambini e gli adolescenti). Essendo, infatti, formato esclusivamente da glucosio e fruttosio, lo zucchero è un classico esempio di “caloria vuota”. Inoltre, poiché le bevande non provocano sazietà, che ne fa sospendere l’assunzione, si finisce spesso per consumare grandi quantità di cola, chinotto, aranciate, spuma.
Dunque, nel computo delle calorie ingerite è fondamentale considerare anche quelle legate al consumo di bevande, perché possono incidere in maniera rilevante sull’aumento della quantità complessiva di calorie assunte.
Accursio Miraglia, nato a Sciacca il 27-12-68
Nel 1994 Laurea con Lode in Medicina e Chirurgia, Università Cattolica del Sacro Cuore (Roma – Policlinico Gemelli)
Nel 1998 Specializzazione con Lode in Medicina Fisica e Riabilitativa (Fisiatria), Università di Tor Vergata (Roma)
Dal 1998 al 2006 partecipa a numerosi corsi di aggiornamento organizzati dall’Accademi Italiana di Medicina Manuale
Dal 1998 al 1999 Assistente medico, responsabile area riabilitativa Casa di cura “Villa Fulvia”, Roma
Dal 1999 ad oggi Direttore Sanitario del Centro di Educazione Psicomotoria s.r.l, centro di fisioterapia accreditato presso il SSN
Dal 2009 è consulente tecnico d’ufficio presso il Tribunale di Sciacca e gli uffici del Giudice di pace di Sciacca, Menfi e Ribera.
Dall’anno accademico 2014-2015, professore a contratto presso la Scuola di Specializzazione in Medicina Fisica e Riabilitativa dell’Università di Roma “Tor Vergata”.
Dal 2015 ricopre il ruolo di docente presso il “Corso-Teorico pratico di Medicina Manuale” organizzato dalla SIMFER (Società Italiana di medicina Fisica e Riabilitativa) con la collaborazione Società Italiana di Medicina Vertebrale (MEDVERT) e le Università “la Sapienza” e Tor Vergata” di Roma.