Nella giornata di oggi venerdi 17 novembre 2017, il Presidente Carles Puigdemont parteciperà, insieme a quattro suoi ex ministri della destituita Generalitat catalana, alla prima udienza fissata dal Tribunale di Bruxelles, che deve esprimersi sulla richiesta di estrazione richiesta dalla Spagna per tutti e cinque gli imputati.
L’udienza è attualmente ancora in corso. Si erano tutti consegnati volontariamente alla polizia belga lo scorso 26 Ottobre, pochi giorni dopo l’emanazione di un mandato di arresto europeo per il presidente catalano e per i suoi fedelissimi, per i reati di sedizione, ribellione, e malversazione. Per gli stessi capi d’accusa erano stati arrestati in Spagna su ordine del giudice dell’Audiencia Nacional di Madrid, Carmen Lamela, sette ministri dell’ex esecutivo catalano. Verranno tutti rilasciati dietro pagamento di una pesante cauzione alcuni giorni dopo. Stesso destino per la presidente del destituito Parlamento catalano Carme Forcadell, libera dietro il versamento di una pesantissima cauzione di circa 150 mila euro.
E’ mistero sui possibili scenari che potrebbero scaturire da questa prima udienza belga che vede coinvolto il presidente Puigdemont. Rumors di stampa suggeriscono che il Tribunale di Bruxelles potrebbe molto probabilmente concedere l’estradizione al presidente catalano dopo le elezioni del 21 Dicembre, ma vi è anche una possibilità, che l’estradizione possa essere concessa davvero prima. Dopo la prima udienza di oggi, il Tribunale potrebbe convocare gli imputati per una eventuale seconda seduta, o pronunciarsi subito sul caso. La normativa che regola il mandato d’arresto europeo stabilisce un termine iniziale di sessanta giorni al paese giudicante per decidere sulla questione, con la possibilità di allungare ulteriormente di soli trenta giorni tale limite.
L’incertezza regna comunque ancora sovrana sul futuro destino di Puigdemont e dei suoi quattro ministri.
Recentemente, all’emittente televisiva russa RT, l’ex presidente della Catalogna aveva confermato la sua volontà di candidarsi direttamente dal Belgio alle elezioni del mese prossimo, oltre a dichiarare la sua sicurezza in una vittoria a queste votazioni.
Nelle scorse settimane, il premier Mariano Rajoy si era recato a Barcellona, inaugurando la campagna elettorale del Partito popolare della Catalogna (PPC), ufficializzando Xavier Garcìa Albiol come candidato alla Generalitat. Durante il suo primo discorso ufficiale nella regione dopo i recenti fatti di Ottobre, il primo ministro aveva giustificato il suo duro intervento contro i separatisti catalani, necessario “per frenare l’aggressione alla coesistenza”, aggiungendo inoltre: “Abbiamo dovuto recuperare il rispetto per la libertà e la convivenza ed è stato urgente ripristinare l’autogoverno e l’interesse generale”, giustificando anche la sua azione dichiarando che anche molti altri stati europei avrebbero fatto ugualmente in una fattispecie simile. Non sono mancate dichiarazioni velenose contro il Governo Russo, accusato di aver cercato di condizionare la questione catalana, con la divulgazione di false notizie da parte di alcune emittenti locali russe. Secca la replica del Ministro degli Esteri di Mosca Lavrov, che aveva ammonito Madrid dal mettere in atto azioni che possono destabilizzare i rapporti bilaterali tra i due paesi.
Questione catalana che regna ancora lontana da una soluzione. Forse a breve potrebbe arrivare una svolta.