Che l’Italia della seconda Repubblica fosse una grande cloaca a cielo aperto era noto – non che la prima fosse particolarmente bella, ma almeno puzzava di meno –, ma che si arrivi a manganellare addirittura chi difende la Costituzione partigiana del ’47-’48, è semplicemente aberrante.
Un’aberrazione che però passa in sordina, passa in sordina perché è la “sinistra” a farlo, perché se a manganellare sono i “buoni”, allora i colpi fanno meno male e soprattutto ai mass media, brucia meno il culo.
Ovviamente stiamo parlando di quanto successo ieri nella Firenze di Matteo Renzi, “di” Renzi, perché evidentemente è concepita proprio come una sua proprietà personale e chi si ribella al suo volere deve essere caricato dalla polizia. E poco importa se la democrazia va a puttane.
Sindacati di base, Cub, Cobas, movimenti di Lotta per la casa, centri sociali, vittime del Salva Banche, autonomi, studenti, giovani e meno giovani e anche qualcuno a volto coperto – che di certo non sarà stato un direttore di banca –, insomma, in definitiva, più o meno la stessa fascia sociale dei morti di fame che in Inghilterra hanno votato per la Brexit; e come ricorda il giornale Linkiesta: “Del parere dei poveri se ne fa volentieri a meno”. E questo perché nell’Italia allo sfascio in cui ci ritroviamo, dove a comandare sono lobby europee e non solo, non puzza la mondezza indegna che spesso si è seduta tra i banchi del Parlamento, ma la povera gente.
In questa linea di pensiero si incastona perfettamente la politica di Renzi, da sempre contrario al Reddito di Cittadinanza, ma che in compenso ha dato la mancetta degli 80 euro a chi lo stipendio lo aveva già, per non parlare delle misure verso le Banche.
Quello che è accaduto ieri a Firenze fa male, alla democrazia, alla politica ed alla Nazione. Perché chi difende la Costituzione in vigore – la Costituzione che è andata benissimo per quasi 70anni, scritta con il sangue di vincitori e vinti – , non è un delinquente che può essere caricato dalla polizia in tenuta antisommossa.
A tal proposito ricordo il mio professore di Filosofia del Diritto che in una lezione disse: “Attenzione a parlare di riforma costituzionale, un conto è interpretare la costituzione, altro è modificarla. Perché la Costituzione non è altro che un patto tra forze che nel ’47 avevano appena finito di combattere per le strade e sulle montagne. Volerla modificare significa rimettere mano a quel patto sociale, ed a quel punto chi può dire quale sia il limite”.
Certo non pretendiamo che un discorso simile possa essere compreso dal Bomba di Firenze – come lo chiama Scanzi –, né tantomeno dalla grande maggioranza del parlamento italiano, appiattito e servile verso le decisioni sovranazionali, in particolare di stampo americano. Del resto siamo lontani dalla Crisi di Sigonella del 1985, siamo lontani da Craxi, PCI e persino da Andreotti e siamo lontani dalla quella politica. A loro furono tirate le monetine, o comunque non sopravvissero alla prima repubblica, a questi nuovi e baldi giovani invece c’è chi batte ancora le mani. E prima che tiriate fuori Tangentopoli e Mani Pulite, ricordate le parole – di aprile 2016 – del Presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati, Davigo: “I politici continuano a rubare, ma non si vergognano più”; quindi le cose non è che siano migliorate poi molto rispetto alla prima repubblica.
No, è cambiato lo stile, più grossolano, scadente, decadente e fastidioso. Ma non solo, è cambiata la schiena dei politici, che se prima al limite poteva essere al massimo ingobbita, oggi è proprio piegata in due, servilmente arcata per consentire meglio a certe lingue di leccare, talune volte le scarpe, altre il culo, di chi tira i fili di questo mondo.
Insomma, si stava meglio quando si stava peggio? No, semplicemente perché peggio di adesso non si è mai stati; e se malauguratamente vincerà il Si, sarà la grande e massima espressione di questo infausto periodo storico-politico.
Nato a Partinico (PA), ma saccense. Ha sempre vissuto a Sciacca, dove fin da giovanissimo si è appassionato alla politica locale. Scrive da quando aveva 17 anni, scrive di tutto perché “così è giusto che sia”. Ha scritto principalmente per il giornale ControVoce di Sciacca e per il Blog Fatti&Avvenimenti, ma suoi articoli sono apparsi anche sui quotidiani La Valle dei Templi.net, LinkSicilia (MeridioNews), La Voce di New York e tanti altri giornali agrigentini, regionali, nazionali ed internazionali. Da Gennaio 2017 è corrispondente italiano per la rivista francese Lumieres Internationales Magazine. Scrittore a tempo perso. E’ anche uno studente di Giurisprudenza. Coltiva da anni la passione della musica e del canto ed ha una sua band. Non chiedetegli cosa voglia fare da grande, perché non lo sa.