Uova contaminate da Fipronil: rischi concreti per la nostra salute?

Uova contaminate da Fipronil: rischi concreti per la nostra salute?

Da diverse parti si tende già a ridimensionare l’allarme

Nel corso di questi anni abbiamo assistito a tanti allarmi alimentari legati all’alimentazione, dai pericoli legati alla carne agli ormoni di provenienza americana, alle polemiche legate al presunto utilizzo di grano contaminato da parte di alcune importanti industrie di pasta italiane, per continuare poi con il sempre vivo dibattito legato ai rischi derivanti dal consumo dell’olio di palma, ora meno presente di prima nel mercato dolciario. L’ultimo allarme nell’ordine, quello delle uova al fipronil (insetticida utilizzato contro alcuni parassiti come pulci, zecche e acari, ma espressamente vietato dall’Unione Europea in quegli allevamenti in cui gli stessi animali siano destinati alla catena alimentare) ha già creato in molte zone d’Europa e nel nostro Paese dei notevoli  e ingiustificati allarmismi.

Il fenomeno, scoperto alcune settimane fa durante dei controlli su alcune partite di uova in Olanda, ha subito creato una vera psicosi in diverse regioni dell’Europa Centrale e Settentrionale. All’origine di tutto il problema vi sarebbe stato il comportamento  di alcuni dirigenti (successivamente arrestati) di due note  aziende olandesi specializzate in insetticidi per il pollame, la Chickfriend e la Poltry Vision, che avrebbero inspiegabilmente aggiunto del Fipronil ad un loro prodotto,  contaminando cosi gli animali di diversi allevamenti locali. Da lì il fenomeno avrebbe cominciato ad espandersi quasi ovunque. Nei  giorni scorsi sono stati segnalati i primi veri casi anche in Italia: analisi effettuate in Campania su diversi campioni di uova hanno rivelato la presenza in due campioni, di tracce di Fipronil per valori rispettivamente del 0,100 e 0,017 mg/kg (il valore minimo di tossicità acuta è comunque di 0,720 mg/kg.). Diversi sequestri preventivi, su lotti di uova ritenuti sospetti, sono avvenuti successivamente durante controlli in allevamenti nelle Marche, in Emilia – Romagna,  Lazio e Toscana. In questa ultima regione, a Orbetello, gli ispettori dell’Asl avrebbero sottoposto a sequestro ben 200 uova ritenute di essere  contaminate dal Fipronil. Precedentemente a Milano, diverse confezioni di omelette “Atsuyaki Tamago”, distribuite dall’azienda tedesca Kagerr, erano state sequestrate dai Nas in quanto prodotte con uova tossiche. In tutto finora, nei vari controlli eseguiti dagli stessi NAS nelle diverse zone d’Italia, migliaia di uova sarebbero state complessivamente sequestrate. Proprio nelle ultime ore in Puglia è avvenuto un ennesimo ingente sequestro preventivo, in uno stabilimento di Corato, nella provincia di Bari.

Su tutta la questione pero, facili allarmismi a parte,  vi sono da fare alcune importanti precisazioni.

Sia alcune organizzazioni, che anche esperti del settore medico hanno subito ridimensionato i pericoli derivanti dal consumo di tali uova contaminate: L’OMS, l’Organizzazione mondiale della Sanità,  negli anni scorsi ha definito il prodotto “moderatamente tossico” per la salute umana, in grado comunque di causare nausea, vomito, dolore addominale e crisi epilettiche o danni considerevoli ai reni, al fegato e alla tiroide se  consumato in grandi dosi e con costanza nel tempo, non risultando comunque mai letale. Luciano Atzori, biologo esperto in sicurezza degli alimenti, a tal riguardo ha affermato che comunque “Solo se la percentuale è più consistente e viene assunta in modo costante nel tempo, il rischio per la salute comincia a essere reale”. Come anche dichiarato recentemente dallo stesso comandante dei Nas, generale Adelmo Lusi, per avere conseguenze sulla nostra salute occorrerebbe un consumo  pari ad almeno 7 uova al giorno, cosa sicuramente inusuale per tutti. Gli esperti inoltre continuano a precisare che “Non ci sono rischi per l’uomo. Il livello delle tracce è lontanissimo dai valori tossici”, e ciò vale per tutti i prodotti sequestrati anche negli altri paesi d’Europa.

Ciononostante, in tutta Europa dilaga l’ingiustificato allarmismo, come adesso anche in Italia. Siamo tutti facilmente impressionabili, certe notizie ci colpiscono e ci preoccupano facilmente, ma se analizziamo a fondo l’argomento, con dati specifici alla mano, ci rendiamo subito conto che anche quest’allarme, come altri già avvenuti in passato, è sicuramente meno preoccupante del previsto.

In diverse occasioni siamo stati vittime di un prematuro allarmismo, come nella questione relativa alle carni rosse: non vi e mai stata alcuna evidenza scientifica su gravi danni alla salute causati dal consumo, anche considerevole, di tali carni (Carlo La Vecchia, Docente di statistica medica all’Università degli Studi di Milano, e membro del Comitato Scientifico di IFMeD, International Foundation of Mediterranean Die, ha recentemente smentito, in una sua intervista, l’esistenza di un legame tra l’insorgenza di alcune gravi malattie dell’intestino e il consumo abituale di carni rosse)

Detto tutto ciò, rimane comunque il disappunto su come dei prodotti comunque contaminati possano liberamente circolare da uno Stato Europeo all’altro senza alcun controllo, e senza, in tantissimi casi, un’adeguata tracciabilità, in grado di individuare con esattezza gli allevamenti di origine, anche in alimenti in cui vi è l’utilizzo di uova, come la pasta o i dolci.. A tal riguardo, in una recente intervista rilasciata a diversi  quotidiani italiani, Carlo Petrini, fondatore di Slow Food, ha espressamente dichiarato: “È da mesi che questa patata bollente gira e la verità è che non ci sono autorità competenti per fermare la diffusione delle uova contaminate. Assistiamo a due governi dell’Ue che si rimpallano le accuse, mentre le nostre autorità cercano di rassicurare, anche se nessuno sa esattamente quale sia la deambulazione della merce da uno Stato all’altro. Se questo è il libero mercato, non possiamo non dire che applicato all’alimentare sia un vero disastro”, aggiungendo anche che“«Non si può pensare che le merci circolino senza controllo da uno Stato all’altro se a monte non ci sono standard comuni”, e precisando ulteriormente infine che “occorre togliere il segreto sulla destinazione finale dell’import di tutti i prodotti alimentari. Assicurando, in tal modo, una tracciabilità vera di tutta la filiera, un’etichetta che racconti ogni singolo passaggio degli ingredienti».

Riguardo inoltre la totale mancanza di controlli alla fonte sui mangimi o gli insetticidi utilizzati nei vari allevamenti europei, problema alla base di tutta la vicenda, la stessa Commissione UE, tramite il portavoce Daniel Rosario, interpellato e incalzato sulla questione, ha tenuto a precisare che “La Commissione è inoltre pronta a discutere della vicenda a livello politico, cioè nel Consiglio, su come migliorare il funzionamento del sistema”.

L’allarme su tali uova contaminate è sicuramente da ridimensionare, ma le inefficienze della Comunità Europea restano invece tuttora enormi.

di

Graziano Dipace

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