Salute&Benessere. Trapianto di testa (o di corpo)? Tanti dubbi e poche certezze

Salute&Benessere. Trapianto di testa (o di corpo)? Tanti dubbi e poche certezze

Secondo una recente notizia, il primo trapianto di testa al mondo sarebbe avvenuto con successo.

In realtà non è ancora chiaro come debba essere definita questa procedura chirurgica, se trapianto di testa o di corpo: considerato che la parte che dovrebbe “rimanere viva” è proprio la testa, in teoria, sarebbe più corretto parlare di trapianto totale di corpo.

Qualche mese fa, dunque, sarebbe stata “traslata” una testa fra due cadaveri, in Cina dal team guidato dal chirurgo Xiaoping Ren. L’intervento è durato 18 ore, durante le quali sono stati connessi la colonna vertebrale, i nervi e i vasi sanguigni. 

Sull’argomento è intervenuto il neurochirurgo italiano Sergio Canavero, confermando che l’équipe dell’università medica cinese ha “realizzato il primo trapianto di testa umana” e affermando che un’operazione su un essere umano vivo potrebbe essere “imminente”.

Sembra che il Prof. Canavero abbia anche affermato di aver già eseguito con successo un trapianto di testa su ratti e scimmie, ma sembra anche che il primate non si sia mai risvegliato dall’operazione, e sia stato lasciato attaccato alle macchine che lo tenevano in vita per 20 ore, “per ragioni etiche”.

Ma cerchiamo di fare un po’ di chiarezza su questo “trapianto” avvenuto in Cina

Innanzitutto un intervento su due cadaveri non è, tecnicamente, un trapianto. E dunque non è corretto parlare di trapianto di testa.

Ma anche a voler sorvolare su questo aspetto, i contorni della vicenda non sono chiari.

Quando i pazienti arrivano sul tavolo operatorio già morti, è possibile affermare che un intervento abbia avuto successo?

Secondo Dean Burnett, neuroscienziato e giornalista che ha espresso il suo parere sul Guardian, «forse la procedura adottata è stata una buona dimostrazione di come “attaccare” nervi e vasi sanguigni su larga scala, ma con ciò? È solo l’inizio di ciò che serve perché un corpo funzioni. Puoi assemblare due metà di auto diverse e definirlo un successo, se vuoi, ma nel momento in cui giri la chiave e il tutto esplode, la maggior parte delle persone avrebbe qualche difficoltà a sostenere che è stata una brillante idea».

Ma perché è così difficile trapiantare una testa? 

Dal punto di vista strettamente medico, il trapianto totale di corpo presenta almeno due grandi criticità, che sembrano invalicabili: le migliaia di nervi contenuti nei due monconi del midollo spinale e la rapida degenerazione del cervello quando privato dall’irrorazione sanguigna.

Se alcuni organi, come il cuore, sono relativamente facili da trapiantare (perché occorre connettere un numero limitato di vasi), per altri la “connessione” è estremamente complessa, ed uno di questi è il midollo spinale. Infatti, perché questo possa tornare funzionante ci sono milioni di connessioni neurali da ripristinare, e finora non è mai stato possibile realizzarle in modo funzionalmente efficace.

Secondo alcuni se il taglio è preciso, chirurgico, il danno alle fibre nervose sarebbe molto più semplice da riparare rispetto alle lesioni prodotte da traumi e incidenti, e il midollo andrebbe incontro a una sorta di auto-guarigione. Di grande aiuto sarebbe, in questo senso, l’utilizzo di sostanze (come il glicole polietilenico) che favoriscono la fusione delle cellule nervose, prerequisito essenziale per ricreare la connessione del midollo.

Il secondo punto critico, che al momento pare insormontabile, riguarda il cervello, i cui neuroni iniziano a degenerare e morire dopo pochissimi minuti senza l’ossigenazione garantita dal flusso ematico, con danni permanenti all’organo.

Anche raffreddandolo il più possibile, per ridurre al massimo le richieste metaboliche dei neuroni, lo si potrebbe tenere in vita abbastanza a lungo da avere il tempo di ricucire con pazienza le milioni di connessioni neurali di cui sopra?

Probabilmente no, e il danno cerebrale annullerebbe l’utilità di un trapianto.

L’idea dei trapianti totali di corpo (o di testa), oltre alle citate difficoltà tecniche, evoca anche inquietanti scenari di tipo etico, in cui la medicina potrebbe lasciare spazio ad una specie di eugenetica chirurgica in cui “cervelli” vecchi e narcisisti avrebbero la possibilità di “cambiare il corpo” per ogni necessità.

Ma a quanto pare, non serve preoccuparsene: difficilmente ci arriveremo.

Salute & Benessere è una rubrica medica a cura del dott. Accursio Miraglia.

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Pubblicato da Accursio Miraglia

Accursio Miraglia, nato a Sciacca il 27-12-68 Nel 1994 Laurea con Lode in Medicina e Chirurgia, Università Cattolica del Sacro Cuore (Roma – Policlinico Gemelli) Nel 1998 Specializzazione con Lode in Medicina Fisica e Riabilitativa (Fisiatria), Università di Tor Vergata (Roma) Dal 1998 al 2006 partecipa a numerosi corsi di aggiornamento organizzati dall’Accademi Italiana di Medicina Manuale Dal 1998 al 1999 Assistente medico, responsabile area riabilitativa Casa di cura "Villa Fulvia", Roma Dal 1999 ad oggi Direttore Sanitario del Centro di Educazione Psicomotoria s.r.l, centro di fisioterapia accreditato presso il SSN Dal 2009 è consulente tecnico d'ufficio presso il Tribunale di Sciacca e gli uffici del Giudice di pace di Sciacca, Menfi e Ribera. Dall’anno accademico 2014-2015, professore a contratto presso la Scuola di Specializzazione in Medicina Fisica e Riabilitativa dell’Università di Roma “Tor Vergata”. Dal 2015 ricopre il ruolo di docente presso il “Corso-Teorico pratico di Medicina Manuale” organizzato dalla SIMFER (Società Italiana di medicina Fisica e Riabilitativa) con la collaborazione Società Italiana di Medicina Vertebrale (MEDVERT) e le Università “la Sapienza” e Tor Vergata” di Roma.