Salute&Benessere. Infortuni nel golf: un fenomeno sottovalutato

Salute&Benessere. Infortuni nel golf: un fenomeno sottovalutato

Il golf è uno sport estremamente popolare, con circa 60 milioni di praticanti distribuiti in quasi tutto il mondo ed un trend in crescita, in particolare nei paesi dell’estremo oriente.È considerato uno sport per tutti, ed in parte questo è vero, poiché richiede prestazioni fisiche medio/basse e offre un livello di sforzo adeguato alle varie età. Tuttavia anche in questa disciplina, che può sembrare meno impegnativa per il fisico rispetto ad altre, la preparazione fisica è importantissima, sia per chi la pratica a livello agonistico che per chi la approccia in modo amatoriale.

Se per i professionisti la condizione atletica è funzionale a massimizzare la prestazione sportiva, per gli amatori una buona preparazione fisica riduce al minimo i rischi di infortunio, che sono più alti di quanto si può credere. Da un recente studio sugli infortuni nelle varie discipline sportive, infatti, risulta che nel golf ogni anno avvengono circa 11.000 incidenti, più che nella boxe e nel judo, sport che nell’immaginario collettivo risultano sicuramente più pericolosi.

L’interesse e la produzione letteraria scientifica riguardanti gli infortuni e le patologie dei golfisti hanno avuto un sensibile aumento a partire dagli anni ’90, da quando ci si è resi conto che l’incidenza delle lesioni e la temporanea inattività che queste causavano erano tutt’altro che irrilevanti. Gli infortuni interessano quasi esclusivamente il sistema muscolo-scheletrico, con una netta distinzione tra eventi acuti e cronici.

Nella prima categoria rientrano gli incidenti secondari a traumi severi, come strappi o stiramenti muscolari, distrazioni capsulo-legamentose, lussazioni e fratture, mentre le patologie croniche sono determinate da sovraccarichi funzionali e microtraumi ripetuti nel tempo, con un’insorgenza più lenta e subdola dei sintomi.

Le cause principali degli infortuni sono l’esecuzione di gesti ripetuti con intensità o frequenze superiori alla resistenza dei tessuti o alla loro capacità di adattamento, i movimenti scorretti (tecnica scadente o esasperazione del gesto tecnico), l’utilizzo di attrezzatura che trasmetta vibrazioni (mazze inadeguate), l’adozione di posture scorrette. Vi sono poi dei fattori favorenti che concorrono in modo indiretto all’instaurazione della patologia, come l’età del praticante, l’assenza di un’adeguata preparazione atletica, alcune patologie sistemiche (diabete, disfunzioni tiroidee), difetti anatomo-funzionali (severa scoliosi, piede piatto o cavo, ginocchio varo o valgo, squilibri muscolari).

La maggior parte degli infortuni avviene durante la fase di gioco, quindi durante l’esecuzione del gesto tecnico, e sono distribuiti in modo differente fra le varie articolazioni e le diverse tipologie di giocatore. I professionisti sollecitano maggiormente i polsi, seguiti percentualmente da schiena, mano, spalla e ginocchio.

Le cause sono prevalentemente imputabili all’eccessiva frequenza di gioco ed alle cosiddette “palle sporche” (dette anche “chunk”, cioè quando il bastone colpisce il terreno prima della pallina). Nel caso degli amatori, invece, in cui ad una tecnica talora imprecisa si aggiunge spesso un insufficiente livello di preparazione atletica, è la colonna lombare la più colpita, seguita da gomito, polso, spalla e ginocchio.

Non vi sono sostanziali differenze in numero, distribuzione anatomica e severità fra uomini e donne, eccezion fatta per una prevalenza di lesioni a carico della colonna rispetto agli arti superiori nei maschi, probabilmente legata ad una maggiore forza di rotazione del tronco nell’esecuzione del gesto tecnico.

Il numero di infortuni nei professionisti è ripartito in modo omogeneo nel corso dell’anno, mentre per gi amatori vi sono due momenti più a rischio: alla ripresa dopo la pausa inverale ed a metà stagione. In entrambi i casi la scarsa preparazione fisica è una concausa determinante, poiché nel primo non permette caso di affrontare in modo adeguato i primi allenamenti e nel secondo di sopportare le conseguenze di una pratica costante e continua.

Non bisogna infine dimenticare che, sul campo da golf, gli infortuni e gli incidenti possono anche avvenire nei momenti in cui non si gioca attivamente.

Può accadere, infatti, che durante i trasferimenti si incorra in distorsioni o fratture da caduta, o che la colonna vertebrale soffra a causa del trasporto della sacca (specie se il carico è distribuito in modo asimmetrico come ad esempio in quelle con una sola tracolla) o del traino del carrello su terreni sconnessi.

Molto meno frequenti, ma degni di nota, i casi di folgorazione durante un temporale, gli incidenti alla guida dei golf cart (talmente frequenti che alcune compagnie assicurative non intendono più garantirne la copertura), i colpi subiti dal pubblico o dagli atleti a causa di una mazza sfuggita di mano o di una pallina colpita male. Infine sembrerà incredibile, ma è realmente avvenuto, che spostandosi sul campo si possa cadere in una buca profonda 6 metri causata da un improvviso cedimento del terreno o essere morsi da un coccodrillo presente sul green!

Visite: 771

Pubblicato da Accursio Miraglia

Accursio Miraglia, nato a Sciacca il 27-12-68 Nel 1994 Laurea con Lode in Medicina e Chirurgia, Università Cattolica del Sacro Cuore (Roma – Policlinico Gemelli) Nel 1998 Specializzazione con Lode in Medicina Fisica e Riabilitativa (Fisiatria), Università di Tor Vergata (Roma) Dal 1998 al 2006 partecipa a numerosi corsi di aggiornamento organizzati dall’Accademi Italiana di Medicina Manuale Dal 1998 al 1999 Assistente medico, responsabile area riabilitativa Casa di cura "Villa Fulvia", Roma Dal 1999 ad oggi Direttore Sanitario del Centro di Educazione Psicomotoria s.r.l, centro di fisioterapia accreditato presso il SSN Dal 2009 è consulente tecnico d'ufficio presso il Tribunale di Sciacca e gli uffici del Giudice di pace di Sciacca, Menfi e Ribera. Dall’anno accademico 2014-2015, professore a contratto presso la Scuola di Specializzazione in Medicina Fisica e Riabilitativa dell’Università di Roma “Tor Vergata”. Dal 2015 ricopre il ruolo di docente presso il “Corso-Teorico pratico di Medicina Manuale” organizzato dalla SIMFER (Società Italiana di medicina Fisica e Riabilitativa) con la collaborazione Società Italiana di Medicina Vertebrale (MEDVERT) e le Università “la Sapienza” e Tor Vergata” di Roma.