La tiroidite di Hashimoto (dal nome del medico giapponese che per primo la descrisse nel 1912) è una patologia autoimmune che colpisce selettivamente le cellule della tiroide causandone la distruzione ed è considerata una tra le malattie autoimmuni più diffuse al mondo, oltre che la più frequente causa di ipotiroidismo
Ad oggi si stima che colpisca circa 1 persona su 1000 ogni anno, con maggior incidenza nel sesso femminile (rapporto 8/1 rispetto all’uomo) e nell’età avanzata (50-65 anni). Può associarsi ad altre malattie autoimmuni, come ad esempio il diabete mellito di tipo 1, o ad altri disordini della tiroide tra cui il carcinoma papillare tiroideo.
Come per molte malattie autoimmuni, è probabile che la causa risieda in una predisposizione genetica cui si sommano fattori ambientali scatenanti. Studi recenti hanno ipotizzato un nesso tra questa patologia tiroidea ed alcune alterazioni nutrizionali: in particolare è stato osservato che un eccessivo consumo di iodio e un ridotto apporto di ferro e di selenio potrebbero contribuire alla genesi del disturbo. Sembra inoltre rilevante il ruolo del cosiddetto “microbiota intestinale”, quell’insieme di batteri che risiede nel nostro sistema digerente e che influenza anche lo stato infiammatorio dell’organismo.
Ma cosa è una tiroidite?
Si tratta di una infiammazione cronica legata ad una reazione anticorpale anomala, di tipo autoimmune, in cui anticorpi diretti contro componenti della tiroide provocano la distruzione della ghiandola con conseguente alterazione della sua funzione.
Sintomi e segni
Clinicamente può manifestarsi con modalità differenti; la presentazione più comune è il cosiddetto gozzo, un ingrossamento della tiroide che può associarsi o meno ad alterazioni ormonali. All’inizio la ghiandola può conservare una funzionalità normale (cosiddetto eutiroidismo) o addirittura eccessiva (ipertiroidismo); con il passare del tempo, a seguito della distruzione delle cellule tiroidee, la malattia conduce solitamente ad una ridotta produzione ormonale (ipotiroidismo).
Diagnosi
La diagnosi si basa innanzitutto sulla raccolta di un’accurata anamnesi poiché, come detto, la malattia può presentarsi con sintomi e segni molto diversi (iper- o ipotiroidismo, gozzo). L’aumento dimensionale della ghiandola può essere tale da provocare fenomeni compressivi con conseguente disfagia e disfonia. Di grandissima importanza è la ricerca degli autoanticorpi specifici (anticorpi anti-tireoperossidasi e anti-tireoglobulina). Infine, l’ecografia ghiandolare può confermare il quadro evidenziando una diffusa ipoecogenicità conseguente alla distruzione dei follicoli tiroidei.
Terapia
La terapia della tiroidite di Hashimoto non è in grado di far regredire la malattia e punta a risolverne gli effetti negativi. Pertanto il trattamento, in fase di ipotiroidismo, si basa sulla integrazione con un ormone sintetico (levotiroxina) assunto in dosi corrispondenti alla carenza individuale.
Si possono inoltre integrare le eventuali carenze nutrizionali adottando una dieta mirata e specifica. La chirurgia viene riservata a casi particolari: quando il gozzo tiroideo è così importante da comprimere significativamente altre strutture del collo, oppure quando vengono rilevati noduli di sospetta natura maligna. L’asportazione totale della tiroide (tiroidectomia) richiede l’assunzione di ormoni tiroidei sintetici per tutta la vita.
Accursio Miraglia, nato a Sciacca il 27-12-68
Nel 1994 Laurea con Lode in Medicina e Chirurgia, Università Cattolica del Sacro Cuore (Roma – Policlinico Gemelli)
Nel 1998 Specializzazione con Lode in Medicina Fisica e Riabilitativa (Fisiatria), Università di Tor Vergata (Roma)
Dal 1998 al 2006 partecipa a numerosi corsi di aggiornamento organizzati dall’Accademi Italiana di Medicina Manuale
Dal 1998 al 1999 Assistente medico, responsabile area riabilitativa Casa di cura “Villa Fulvia”, Roma
Dal 1999 ad oggi Direttore Sanitario del Centro di Educazione Psicomotoria s.r.l, centro di fisioterapia accreditato presso il SSN
Dal 2009 è consulente tecnico d’ufficio presso il Tribunale di Sciacca e gli uffici del Giudice di pace di Sciacca, Menfi e Ribera.
Dall’anno accademico 2014-2015, professore a contratto presso la Scuola di Specializzazione in Medicina Fisica e Riabilitativa dell’Università di Roma “Tor Vergata”.
Dal 2015 ricopre il ruolo di docente presso il “Corso-Teorico pratico di Medicina Manuale” organizzato dalla SIMFER (Società Italiana di medicina Fisica e Riabilitativa) con la collaborazione Società Italiana di Medicina Vertebrale (MEDVERT) e le Università “la Sapienza” e Tor Vergata” di Roma.