Sappiamo tutti che l’invecchiamento rende spesso fragili e malati, tuttavia, è possibile arrivare alla soglia del secolo di vita in condizione di salute ottimali
Come sottolinea una revisione degli studi sull’argomento pubblicata di recente su Frontiers in Physiology, fragilità e malattia non fanno parte di un destino ineluttabile che ci attende allo scoccare dei 65 anni.
Bisogna, dunque, superare lo stereotipo che vede l’anziano inesorabilmente avviato su una china discendente fatta di malattia e sofferenza.
Infatti le nuove frontiere della medicina anti-invecchiamento sostengono sia possibile, con un corretto stile di vita, ottenere non solo un allungamento della vita ma anche un accorciamento del periodo di malattia che porta all’inevitabile commiato, vivendo attivi ed autonomi anche gli ultimi giorni della propria esistenza.
“Meglio essere chiari, l’elisir di lunga vita non esiste. Invecchiare in buona salute però è possibile, ritardando al massimo la comparsa della fragilità, che è sinonimo di vulnerabilità, spiega Nicola Ferrara, presidente della Società Italiana di Gerontologia e Geriatria (Sigg). Un anziano fragile non ha deficit evidenti, ma vive in equilibrio precario perché la sua funzionalità si è pian piano deteriorata: un evento acuto come una frattura, una polmonite, un lutto possono alterare la situazione in maniera irreversibile, facendo precipitare le condizioni di salute”.
Però, come prima accennato, il momento della perdita dell’autonomia può essere allontanato nel tempo e la ricetta per riuscirci è tutto sommato semplice: una buona vita sociale per stimolare il cervello, una dieta adeguata che non sia troppo abbondante (per mantenere il peso forma) né carente di nutrienti (per combattere la fisiologica perdita di massa muscolare), un’attività fisica regolare adeguata alle proprie condizioni di salute. L’obiettivo non è tanto restituire anni alla vita, quanto vita agli anni, evitando che la maggiore aspettativa di sopravvivenza si trasformi in una dilatazione del tempo trascorso alle prese con malattie e sofferenze.
La chiave per fare questo è però iniziare a lavorare sulla propria salute prima di averla persa.
Senza dubbio la nutrizione gioca un ruolo fondamentale. Basta considerare che in circa 80 anni di vita mangiamo circa 40 tonnellate di cibo, la cui qualità incide sulla nostra salute sia influenzando l’espressione genica sia veicolando all’interno del nostro organismo sostanze potenzialmente cancerogene (ad esempio i nitriti e i nitrati contenuti nelle carni lavorate).
Non meno importante sembra essere la necessità di raggiungere livelli ottimali di nutrienti, cosa non facilmente ottenibile con i soli alimenti, i quali spesso sono privati di “sostanza” dai trattamenti industriali. In questo senso può diventare un’arma importante per rallentare l’invecchiamento e ritardare l’insorgenza di patologie cronico-degenerative.
Di fondamentale importanza, inoltre, è il movimento fisico, poiché consente di mantenere integre le strutture e le funzioni di muscoli, ossa, tendini, cuore, vasi e polmoni e inoltre di dare innumerevoli benefici sul piano psicologico ed emotivo.
Infine, di grande rilevanza è la sfera psicologica ed emotiva, particolarmente soggetta allo stress quotidiano. Ciò è evidenziato da un recente studio condotto dall’università di Harvard, con il quale è stato dimostrato come la qualità delle relazioni e in generale della vita emotiva che viviamo incida moltissimo sulla longevità e anche sul rischio di sviluppare patologie.
In conclusione si può quindi affermare che sbaglia chi crede che vivere bene e a lungo sia solo questione di fortuna. Al contrario, la scienza ha dimostrato come sia la conseguenza delle scelte che facciamo ogni giorno. Le abitudini che adottiamo, gesto dopo gesto, possono costruire la salute o demolirla. Il primo passo è sapere cosa fare ed affidarsi ai consigli di un esperto in materia.
Salute & Benessere è un rubrica medica curata dal dott. Accursio Miraglia.
Accursio Miraglia, nato a Sciacca il 27-12-68
Nel 1994 Laurea con Lode in Medicina e Chirurgia, Università Cattolica del Sacro Cuore (Roma – Policlinico Gemelli)
Nel 1998 Specializzazione con Lode in Medicina Fisica e Riabilitativa (Fisiatria), Università di Tor Vergata (Roma)
Dal 1998 al 2006 partecipa a numerosi corsi di aggiornamento organizzati dall’Accademi Italiana di Medicina Manuale
Dal 1998 al 1999 Assistente medico, responsabile area riabilitativa Casa di cura “Villa Fulvia”, Roma
Dal 1999 ad oggi Direttore Sanitario del Centro di Educazione Psicomotoria s.r.l, centro di fisioterapia accreditato presso il SSN
Dal 2009 è consulente tecnico d’ufficio presso il Tribunale di Sciacca e gli uffici del Giudice di pace di Sciacca, Menfi e Ribera.
Dall’anno accademico 2014-2015, professore a contratto presso la Scuola di Specializzazione in Medicina Fisica e Riabilitativa dell’Università di Roma “Tor Vergata”.
Dal 2015 ricopre il ruolo di docente presso il “Corso-Teorico pratico di Medicina Manuale” organizzato dalla SIMFER (Società Italiana di medicina Fisica e Riabilitativa) con la collaborazione Società Italiana di Medicina Vertebrale (MEDVERT) e le Università “la Sapienza” e Tor Vergata” di Roma.