In tempi in cui, malgrado gli entusiastici proclami di alcuni politici, il vaccino per il Covid-19 sembra lontano, la salvezza potrebbe venire dai dispositivi di protezione più semplici. La classica mascherina, infatti, che secondo alcuni scienziati è la protezione più efficace contro il virus, potrebbe portare anche un altro vantaggio
Un team di ricercatori ha proposto una originale teoria secondo la quale il corretto uso delle mascherine potrebbe contribuire a immunizzare in modo naturale contro il coronavirus. La teoria non è ancora dimostrata ma secondo gli studiosi la mascherina rappresenterebbe una specie di rudimentale vaccino perché, schermando l’ingresso del virus, ridurrebbe la carica virale trasmessa (permettendo la penetrazione nelle vie respiratorie di un numero tutto sommato esiguo di particelle virali). Il risultato sarebbe un’infezione con un decorso non grave e, al contempo, l’attivazione di un processo di immunizzazione contro il Sars-CoV-2.
Occorre chiarire che il vaccino, quando pronto, sarà insostituibile, ma anche ricordare che indossare sempre la mascherina, oltre a prevenire il contagio, potrebbe aiutare a ridurre la gravità della malattia garantendo, almeno, che una percentuale sempre maggiore di nuove infezioni sia lieve.
Mentre questa ipotesi necessita di ulteriori studi clinici per essere confermata, gli esperimenti sui criceti cinesi da laboratorio suggeriscono che esista davvero una correlazione diretta tra dose di virus assunto e gravità della malattia.
I criceti esposti al Covid-19 durante i test, quando protetti da una barriera realizzata dello stesso materiale delle mascherine chirurgiche, manifestavano molte meno infezioni rispetto alle cavie esposte direttamente all’agente patogeno. Inoltre gli animali che contraevano il virus manifestavano quadri clinici molto meno gravi rispetto a quelli non protetti.
Anche nel caso dell’epidemia di Coronavirus che ha interessato una nave da crociera argentina è emerso come l’uso delle mascherine (in quel caso filtranti facciali N95) sia indispensabile: in questo caso, infatti, l’81% dei pazienti positivi era asintomatico. Nelle precedenti epidemie a bordo di navi, quando non erano disponibili a bordo i dispositivi di protezione individuale idonei ad evitare la diffusione del contagio, il tasso di asintomatici si è attestato al 20%.
Secondo alcuni scienziati questa teoria è interessante e rappresenta un’ipotesi ragionevole, mentre altri ritengono che non è ancora sicuro che essere contagiati con una dose più bassa di virus significhi davvero una malattia più lieve, anche perché sono ancora poco chiari durata e livello di immunità.
Se mai vi fosse necessità di conferme ancora una volta si evidenzia l’assoluta necessità di utilizzare costantemente la mascherina!
Salute & Benessere è una rubrica medica a cura del dott. Accursio Miraglia.
Accursio Miraglia, nato a Sciacca il 27-12-68
Nel 1994 Laurea con Lode in Medicina e Chirurgia, Università Cattolica del Sacro Cuore (Roma – Policlinico Gemelli)
Nel 1998 Specializzazione con Lode in Medicina Fisica e Riabilitativa (Fisiatria), Università di Tor Vergata (Roma)
Dal 1998 al 2006 partecipa a numerosi corsi di aggiornamento organizzati dall’Accademi Italiana di Medicina Manuale
Dal 1998 al 1999 Assistente medico, responsabile area riabilitativa Casa di cura “Villa Fulvia”, Roma
Dal 1999 ad oggi Direttore Sanitario del Centro di Educazione Psicomotoria s.r.l, centro di fisioterapia accreditato presso il SSN
Dal 2009 è consulente tecnico d’ufficio presso il Tribunale di Sciacca e gli uffici del Giudice di pace di Sciacca, Menfi e Ribera.
Dall’anno accademico 2014-2015, professore a contratto presso la Scuola di Specializzazione in Medicina Fisica e Riabilitativa dell’Università di Roma “Tor Vergata”.
Dal 2015 ricopre il ruolo di docente presso il “Corso-Teorico pratico di Medicina Manuale” organizzato dalla SIMFER (Società Italiana di medicina Fisica e Riabilitativa) con la collaborazione Società Italiana di Medicina Vertebrale (MEDVERT) e le Università “la Sapienza” e Tor Vergata” di Roma.