Una delle forme piú frequenti di vertigine é legata al cambiamento di posizione della testa, prende il nome di vertigine parossistica posizionale benigna (VPPB), ma é comunemente conosciuta come cupololitiasi
La cupololitiasi colpisce con maggiore incidenza il sesso femminile e nella fascia di età tra i 25 ed i 60 anni. Il nome stesso di questa vertigine ne definisce la sue caratteristiche: si manifesta con crisi intense ma di breve durata (qualche secondo), scatenate da una particolare posizione della testa, che insorgono rapidamente dopo il movimento e si accompagnano talora a sensazione di fortissima instabilità, sensazione di rovesciamento o sprofondamento.
Esordio della crisi
In genere i movimenti che provocano questo tipo di vertigine sono l’alzarsi dal letto, girarsi su un fianco, distendersi, così come allacciarsi le scarpe, lavarsi i denti o la faccia, raccogliere oggetti.
Questa vertigine viene definita benigna perché dopo un certo numero di giorni può scomparire spontaneamente e, comunque, regredisce sempre prontamente dopo essere stati sottoposti alle cosiddette“manovre liberatorie”.
Cause
La causa della cupololitiasi é legata al distacco di alcuni piccoli cristalli di carbonato di calcio (in pratica dei microscopici sassolini, da cui il termine di cupolo-litiasi), che si trovano normalmente fissati in una parte del labirinto vestibolare (le macule labirintiche dell’utricolo e del sacculo) e che hanno il compito di inviare continuamente informazioni al cervello sulla posizione della testa nello spazio. Una volta distaccati ed allontanatisi dalla loro sede naturale questi sassolini (otoliti), si depositano sulla cupola di un canale semicircolare, rendendola sensibile agli stimoli gravitazionali (cupololitiasi), o fluttuano liberi nel liquido endolinfatico di un canale sotto le forze di gravità e le accelerazioni angolari del capo (canalolitiasi), in entrambi i casi stimolando e provocando violente vertigini secondarie.
Le cause del distacco degli otoliti sono molteplici (traumatiche, vascolari, farmacologiche, stress, infettive, etc), ma è sempre il medesimo l’aspetto fisiopatologico, clinico-terapeutico ed i meccanismi di compenso.
Molto spesso si imputano questi disturbi all’artrosi cervicale, tuttavia la sindrome vertiginosa di origine cervicale presenta sintomi molto più lievi e sfumati, caratterizzati, più che da una vera a propria vertigine (manca il senso di rotazione, oggettivo o soggettivo), da un senso dì instabilità, come se si fosse in barca.
Terapia
La terapia farmacologica ha un significato di supporto ed è spesso utile nel trattamento dei sintomi di accompagnamento della cupololitasi.
Tuttavia la cura risolutiva consiste in una manovra (definita liberatoria), eseguita dall’otorino ponendo il paziente sul lettino e guidandolo in alcuni precisi movimenti, che porta al riposizionamento degli otoliti al loro posto nel labirinto.
La manovra deve essere ripetuta dopo alcuni giorni per verificare la guarigione o per liberare eventuali otoliti residui nel canale semicircolare interessato.
Nei rari casi in cui la patologia coinvolga i canali semicircolari orizzontali, alla manovra liberatoria deve seguire una ginnastica particolare, tipo “riabilitazione (o rieducazione) vestibolare”, che il paziente deve eseguire a casa propria, dopo aver ricevuto precise istruzioni, per alcuni giorni consecutivi (esercizi di Brandt-Daroff).
Si tratta di una serie di esercizi, eseguiti quotidianamente e per diversi giorni al bordo del proprio letto, che “insegnano” al sistema vestibolare ad abituarsi a particolari stimoli e a “ricalibrare” l’intero sistema dell’equilibrio, sfruttandone la plasticità intrinseca nell’adattamento alle vertigini.
L’abuso dei tradizionali farmaci anti-vertiginosi senza l’esecuzione della manovra liberatoria e le limitazioni volontarie del movimento (funzionali all’evitamento del sintomo) provocano un ritardo nella guarigione e determinano quasi sempre problemi posturali secondari (rigidità cervicale, cefalea e contrazioni paravertebrali abnormi).
Non “immobilizzarsi”
In ogni caso, per ottenere una rapida e duratura guarigione dalla VPPB, bisogna evitare che il paziente resti bloccato, anche psicologicamente, dalla paura di nuove crisi di vertigine. Sarà quindi consigliato di muoversi liberamente nella vita quotidiana, a patto che si evitino i bruschi movimenti del capo e del collo (flessione/estensione, rotazione, etc) e che si cerchi di dormire nel letto riposando sul fianco sano (per impedire il nuovo ingresso di otoliti nel canale e, al contrario, favorirne la fuoriuscita anche per forza di gravità), evitando solamente di compiere il movimento scatenante in grado di provocare la vertigine.
Salute & Benessere è una rubrica medica a cura del dott. Accursio Miraglia.
Accursio Miraglia, nato a Sciacca il 27-12-68
Nel 1994 Laurea con Lode in Medicina e Chirurgia, Università Cattolica del Sacro Cuore (Roma – Policlinico Gemelli)
Nel 1998 Specializzazione con Lode in Medicina Fisica e Riabilitativa (Fisiatria), Università di Tor Vergata (Roma)
Dal 1998 al 2006 partecipa a numerosi corsi di aggiornamento organizzati dall’Accademi Italiana di Medicina Manuale
Dal 1998 al 1999 Assistente medico, responsabile area riabilitativa Casa di cura “Villa Fulvia”, Roma
Dal 1999 ad oggi Direttore Sanitario del Centro di Educazione Psicomotoria s.r.l, centro di fisioterapia accreditato presso il SSN
Dal 2009 è consulente tecnico d’ufficio presso il Tribunale di Sciacca e gli uffici del Giudice di pace di Sciacca, Menfi e Ribera.
Dall’anno accademico 2014-2015, professore a contratto presso la Scuola di Specializzazione in Medicina Fisica e Riabilitativa dell’Università di Roma “Tor Vergata”.
Dal 2015 ricopre il ruolo di docente presso il “Corso-Teorico pratico di Medicina Manuale” organizzato dalla SIMFER (Società Italiana di medicina Fisica e Riabilitativa) con la collaborazione Società Italiana di Medicina Vertebrale (MEDVERT) e le Università “la Sapienza” e Tor Vergata” di Roma.