Salute & Benessere. Carnevale e bambini: i pediatri promuovono a pieni voti questa festa

Salute & Benessere. Carnevale e bambini: i pediatri promuovono a pieni voti questa festa

Carnevale è una festa molto amata dai bambini, e rappresenta anche un’ottima occasione per permettere loro di dare libero sfogo alla fantasia e alla loro creatività

Dietro la decisione del bambino di travestirsi da questo o da quel personaggio esistono motivazioni ben precise che per quanto possibile vanno assecondate. Ma quali sono i costumi di Carnevale adatti ai bambini?

Quando il bambino è molto piccolo, fino ai 2-3 anni, può avere qualche timore a travestirsi anzi, come vedremo in seguito, poiché non riesce ancora a comprendere chiaramente quale sia la “linea di confine” tra fantasia e realtà, può essere spaventato dal travestimento, anche da quello altrui.
In genere, dai 4 anni in poi, la gioia per il Carnevale è irrefrenabile!

Hulk, Spiderman, Batman: il maschietto da libero sfogo al desiderio di immaginare se stesso come un supereroe, coraggioso, forte, e pronto a salvare il mondo dai cattivi. A volte, però, il bambino preferisce vestire i panni del da mostro, utile per esorcizzare e controllare la paura che il mostro rappresenta.

La bambina coglie spesso l’occasione del Carnevale per sfoggiare abiti da principessa ricchi di nastri e paillettes e può finalmente truccarsi, proprio come fa la mamma ogni giorno. Ma anche grazie alle nuove eroine dei cartoni animati, qualcuna può scegliere di vestire i panni di un’audace piratessa o di un’eroina che non aspetta il principe Azzurro.

In ogni caso è importante che i genitori parlino con i bambini dei personaggi che hanno scelto: anche i supereroi possono piangere o avere paura, e le principesse essere coraggiose e forti.

Ma i “ruoli” devono essere imposti per genere?

Secondo qualcuno si potrebbe applicare il concetto di “no gender” anche ai costumi di carnevale. Il “no gender” va un po’ oltre il concetto di unisex, caratterizzato da un abbigliamento condivisibile da uomo e donna: non toglie il genere, ma afferma la sua assenza, con l’idea che l’abito non debba utilizzare le categorie maschile-femminile come principio di scelta (e quindi di discriminazione).
Abbattuti gli stereotipi, rimane solo la libertà di vestirsi in base al gusto. Anche a carnevale si potrebbe pensare, quindi, a non imporre una rigida separazione dei ruoli, ai costumi imposti per genere.

Qualunque sia il costume, ed i criteri di scelta, Carnevale, con il suo carico di magia e fantasia, è un momento importante anche per aiutare i bambini ad esorcizzare paure, a manifestare le proprie emozioni.

E infatti i pediatri promuovono a pieni voti questa festa. Le maschere di Carnevale hanno un impatto positivo sui bambini, stimolano la fantasia e la creatività, aiutano a combattere l’isolamento e anche la sedentarietà per l’87% di loro. Solo il 13% dei medici è contraria (perché teme soprattutto giochi eccessivi e pericolosi con la schiuma e i petardi o le uova).

E se il bambino non vuole travestirsi?

Non tutti i bimbi amano il travestimento e la maschera.Talvolta, come prima accennato, specie per i bambini piccoli, il mascheramento, oltre a non risultare di immediata comprensione, può anche trasformarsi in fonte di disagio e perfino di spavento. Soprattutto per chi non ha la piena consapevolezza del confine che intercorre tra realtà e finzione.

Nella prima infanzia, alcuni bambini particolarmente sensibili possono anche essere molto turbati, tanto da aver paura delle maschere e persino dei carri allegorici. Occorre essere certi che il bambino possa comprendere il momento di gioco, che si assume una identità temporanea, diversa dalla propria in un contesto in cui tutti sanno che si sta fingendo in spazi e tempi ben definiti
Se non si rispettano queste accortezze, si corre il rischio di imporre qualcosa di sgradevole che ancora il bambino non può del tutto comprendere.

Pur di soddisfare il nostro desiderio di vedere il nostro bambino con indosso un bel costume, potremmo correre il rischio di farlo soffrire.  Il consiglio, dunque, è di dosare con attenzione ciò che può essere divertente: senza forzature.

I bambini si possono truccare?
Per quanto riguarda il trucco è sempre prudente non truccare bambini di età inferiore ai 3 anni, e, più in generale , quando è nota una dermatite atopica, in presenza di cute sensibile o di altre allergie e, in ogni caso, è consigliabile non mantenere troppo a lungo il trucco sul viso. Prima di applicare il trucco sul viso, è il caso di testare sempre il prodotto applicandone una piccola quantità in un’area di pelle dietro l’orecchio, ed evitare comunque di applicarne sulle parti più sensibili della cute come occhi e labbra.I prodotti devono poi poter essere rimossi con acqua e detergente non schiumoso.  Infine è fondamentale scegliere prodotti privi di conservanti, parabeni e/o allergeni.

Salute & Benessere è una rubrica medica a cura del dott. Accursio Miraglia. 

Visite: 512

Pubblicato da Accursio Miraglia

Accursio Miraglia, nato a Sciacca il 27-12-68 Nel 1994 Laurea con Lode in Medicina e Chirurgia, Università Cattolica del Sacro Cuore (Roma – Policlinico Gemelli) Nel 1998 Specializzazione con Lode in Medicina Fisica e Riabilitativa (Fisiatria), Università di Tor Vergata (Roma) Dal 1998 al 2006 partecipa a numerosi corsi di aggiornamento organizzati dall’Accademi Italiana di Medicina Manuale Dal 1998 al 1999 Assistente medico, responsabile area riabilitativa Casa di cura "Villa Fulvia", Roma Dal 1999 ad oggi Direttore Sanitario del Centro di Educazione Psicomotoria s.r.l, centro di fisioterapia accreditato presso il SSN Dal 2009 è consulente tecnico d'ufficio presso il Tribunale di Sciacca e gli uffici del Giudice di pace di Sciacca, Menfi e Ribera. Dall’anno accademico 2014-2015, professore a contratto presso la Scuola di Specializzazione in Medicina Fisica e Riabilitativa dell’Università di Roma “Tor Vergata”. Dal 2015 ricopre il ruolo di docente presso il “Corso-Teorico pratico di Medicina Manuale” organizzato dalla SIMFER (Società Italiana di medicina Fisica e Riabilitativa) con la collaborazione Società Italiana di Medicina Vertebrale (MEDVERT) e le Università “la Sapienza” e Tor Vergata” di Roma.