Noi lo avevamo previsto ed anticipato oltre una settimana fa, ma ormai era nell’aria, oggi intorno alle 16 è arrivata l’ufficialità: Ignazio Marino ha ritirato le sue dimissioni.
Il sindaco di Roma quindi ha firmato la lettera con la quale ritira le dimissioni presentate lo scorso 12 ottobre, è l’atto finale che ufficializza la decisione. Senza questo ripensamento le sue dimissioni sarebbero state effettive dal 2 novembre.
Immediatamente dopo, a sancire lo strappo definitivo con l’ormai suo ex partito, l’assessore ai trasporti Stefano Esposito e il vicesindaco di Roma Marco Causi hanno rassegnato le loro dimissioni.
Ma Matteo Orfini non ci sta, si sente preso in giro e minaccia l’atomica. Convoca quindi tutti i consiglieri del Pd di Roma al Nazareno nella sede nazionale, non più nelle stanze dei gruppi al Campidoglio e stabilisce la nuova “regola di ingaggio”: dimissioni in massa dei 19 consiglieri del PD. Marino sa che da soli non bastano e che non tutti sono d’accordo su questa soluzione. Il punto di non ritorno è rappresentato dal numero 25 che difficilmente sarà raggiunto, anche perché le opposizioni sono frammentate e divise sulla strategia da adottare.
Il M5S non sembra orientato verso le dimissioni, ma vorrebbe la sfiducia, come del resto le destre, i consiglieri PD al contrario, non vorrebbero legare il loro voto con quello degli consiglieri di Alemanno per non essere associati allo scandalo di “Roma capitale”. Inoltre un po tutti i consiglieri sono terrorizzati dalle dimissioni di massa, infatti se l’operazione non andasse in porto, Marino rimarrebbe sindaco, ma i dimissionari andrebbero a casa e il loro posto verrebbe preso dai primi dei non eletti delle loro liste.
Così Marino mette in campo le sue armi deflagranti per scardinare il Pd: “Io comunque credo che la via maestra sia che decida il consiglio. Ritiro le dimissioni e dopo dieci giorni torniamo in Aula a discutiamo le mozioni di sfiducia”. Accanto a lui a confermare la linea la fedelissima Alessandra Cattoi e Roberto Tricarico.
Con questa operazione Ignazio sarà presente al processo del 5 novembre con la fascia e la carica di sindaco, in fondo era quello che desiderava più di ogni altra cosa. Poi si andrà in aula e li si vedrà se Matteo Orfini sarà riuscito a trovare i 25 dimissionari, o se dovrà ricorrere alla mozione di sfiducia e sperare che venga approvata.
Renzi dal canto suo, continua tra un vacanza “FULL COST” a nostro carico ed una barzelletta sull’economia che cresce e la disoccupazione che cala, a non proferire parola. D’altronde male che vada avrà “bruciato” (politicamente) Matteo Orfini, in fondo questo è il modello di rottamazione che gli riesce meglio.

Debora Ranzetti, romana, avvocato ma blogger per passione. Non ha partiti ne tessere, amante delle battaglie impossibili, il cui motto è: “non mi piego, ma a spezzarmi non ci penso nemmeno”. Scrive quello che pensa, senza filtri, ma sempre nel rispetto delle regole. Animalista, ambientalista, inquieta e sempre di corsa, ma pronta a fermarsi se qualcuno è in difficoltà.