Roma: Marino si dimette, ma forse no…

Roma: Marino si dimette, ma forse no…

Ignazio-MarinoMarino in questi giorni sembra più che mai indeciso sul suo futuro. Le dimissioni condizionate ai 20 giorni che la legge gli concede, erano già il preludio della situazione attuale.

A suo favore, gioca anche il fatto che la procura non ha ancora preso alcun provvedimento nei suoi confronti in relazione alla nota vicenda degli scontrini, principale causa delle sue dimissioni. Quest’aspetto, tutt’altro che trascurabile, è stato più volte citato e non a caso, nelle dichiarazioni degli ultimi giorni, come dire “tanta polvere per nulla”.

Inoltre, il quasi ex sindaco, sa perfettamente che nonostante le parole di rito e di circostanza che accompagnano le dichiarazioni di ogni politico, alla fine quello che conta davvero è la conservazione del proprio posto e dei relativi privilegi che questo concede. Partendo da questo assunto, unito alla conta dei suoi fedelissimi, Marino sta seriamente pensando di rimanere in carica magari tentando la carta della fiducia in aula.

In effetti il clima tra i consiglieri comunali del Pd e Matteo Orfini, cioè colui che dovrebbe sciogliere il nodo Romano, non è dei migliori, diversi consiglieri mostrano insofferenza verso i diktat dall’alto e nel fronte integerrimo del “Marino dimettiti” qualche crepa si intravede. Si parla di una riunione plenaria in cui Orfini avrebbe chiesto a tutti i consiglieri di firmare un documento congiunto in cui si impegnavano, in caso di richiesta di fiducia da parte del sindaco a non votarla. Pare che in tanti non hanno voluto firmare facendolo imbestialire.

Le dichiarazioni di questi giorni di Alessandra Cattoi, assessore al Patrimonio di Roma Capitale e fedelissima di Ignazio Marino, indicano questa strada. La Cattoi infatti, non chiude alla possibilità che il sindaco dimissionario possa tornare sui suoi passi e chiedere all’assemblea capitolina di esprimersi con un voto di fiducia. Ecco cosa ha detto: “Il sindaco sta riflettendo e farà le opportune verifiche”. Tornerà quindi in Campidoglio a chiedere la fiducia dopo i venti giorni previsti?

Per la verità questa mossa appare alquanto azzardata, ma Marino ci ha stupiti più di una volta. Quello che invece appare come più che possibile è il secondo scenario, non meno indigesto del primo a Matteo Renzi. L’ex sindaco appare più che mai convinto a ricandidarsi, i sondaggi, almeno al momento non lo danno tra i vincenti, i più benevoli gli attribuiscono un 8/9 %, ma tale cifra andrebbe sottratta ai voti del Pd romano che non se la passa affatto bene, dato al 16/7 %, praticamente si dividerebbero l’elettorato relegandoli entrambi all’irrilevanza.

Per Marino non sarebbe una vittoria, ma sicuramente gli darebbe la soddisfazione di affossare il partito che lo ha affossato, come dire: “muoia Sansone con tutti i Filistei” , per il “tempio” del Pd romano – ma non solo – sarebbe la fine.

Il M5s, la Meloni e Marchini, intanto “gongolano”.

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