Poletti e “l’elemosina” di 320 euro per i poveri

Poletti e “l’elemosina” di 320 euro per i poveri

Più si avvicinano le elezioni amministrative e il voto per il referendum costituzionale e più salgono le “offerte Mondial Casa”.

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Poletti e “l’elemosina” di 320 euro per i poveri

La strategia renziana memore del successo degli 80 euro delle europee, cerca di fare il bis. La “mancetta” ai diciottenni di un bonus da 500 euro non ha funzionato, i giovani sono più furbi degli attempati padri di famiglia ed ecco allora inseguire i più corruttibili: i poveri.

Si sa, che chi ha una famiglia da mantenere e non riesce a sopravvivere, si aggrappa a qualsiasi promessa, si perché da come è stata posta di questo si tratta, solo una promessa pre-elettorale, l’ennesima pubblicità ingannevole in vista delle elezioni.

Ed ecco allora irrompere sulla scena il ministro del Lavoro Giuliano Poletti, che in una intervista a Repubblica illustra la proposta del governo: un sostegno al reddito pari a circa 320 euro al mese per un milione di poveri, accompagnato da un piano per la loro inclusione sociale.

È la variante renziana al reddito minimo del M5S che Il governo ha approvato la scorsa settimana. Poletti promette che il disegno di legge delega avrà entro sei mesi il via libera del Parlamento e poi dovrebbero arrivare i decreti attuativi.

Ovviamente la riforma dovrebbe e sottolinea il ministro “dovrebbe”, partire nel 2017, ciòè dopo tutte le tornate elettorale – un caso? – poi aggiunge che già da quest’anno potranno essere utilizzati i 600 milioni stanziati nella legge di Stabilità.

La proposta è in contraddizione con quanto detto fino ad oggi da Renzi, il quale ha sempre bocciato e bollato di assistenzialismo le proposte di reddito minimo del pentastellati. Oggi Poletti invece dichiara: “È un cambiamento radicale perché nel nostro Paese non c’è mai stato un istituto unico nazionale a carattere universale per sostenere le persone in condizione di povertà.” ed aggiunge: “Vogliamo dare a tutti la possibilità di vivere dignitosamente. È una riforma che vale almeno quanto il Jobs act”. Ma non sono le stesse motivazione del M5S?

La promessa renziana però a differenza di quella grillina, più che un reale sostegno alla povertà ed aiuto alla crescita della domanda interna di consumo, appare per le modalità di erogazione e per l’importo promesso una “elemosina” destinata a pochi soggetti.

Infatti Poletti parla di fare crescere nel tempo sia l’indennità sia la platea di beneficiari incominciando dalle famiglie con minori per poi coinvolgere tutti i quattro milioni di italiani in condizioni di povertà assoluta. Quindi si inizierà con pochi “eletti” a cui verranno messi dei paletti:“Chi riceverà l’assegno – precisa il ministro – avrà alcuni obblighi, come mandare i figli a scuola o accettare un’occupazione”. Ma in Italia, non esiste già l’obbligo di legge di mandare i figli a scuola fino ai 16 anni?

Non vogliamo fare i “gufi”, ma a noi sembra tanto la “Carta” per i pensionati, ve la ricordate?, in quanti l’hanno vista?

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Debora Ranzetti

Pubblicato da Debora Ranzetti

Debora Ranzetti, romana, avvocato ma blogger per passione. Non ha partiti ne tessere, amante delle battaglie impossibili, il cui motto è: “non mi piego, ma a spezzarmi non ci penso nemmeno”. Scrive quello che pensa, senza filtri, ma sempre nel rispetto delle regole. Animalista, ambientalista, inquieta e sempre di corsa, ma pronta a fermarsi se qualcuno è in difficoltà.