Fermo di polizia senza accuse per giornalista: voleva intervistare un giudice

Fermo di polizia senza accuse per giornalista: voleva intervistare un giudice

-a_monteleoneE’ stato rilasciato dopo ben 5 ore, Antonino Monteleone, giornalista della nota trasmissione TV Piazzapulita, che si trovava in stato di fermo di polizia presso il commissariato del Tribunale di Napoli dove era andato per intervistare la giudice Anna Scognamiglio, il magistrato al centro dell’inchiesta per concussione in cui è coinvolto anche il governatore della Campania, Vincenzo De Luca.

Secondo quanto riferito dalla stampa, secondo le forze dell’ordine, Monteleone, sarebbe stato bloccato  a seguito dell’intervento delle forze dell’ordine richiesto della Procura della Repubblica di Napoli. Le forze dell’ordine avrebbero riferito che la posizione del cronista è al vaglio degli inquirenti per aver “intervistato un magistrato senza la preventiva autorizzazione”.

Secondo Corrado Formigli, il giornalista a capo del Programma d’Informazione, a Monteleone non sarebbe stato contestato alcun reato.

Quanto è accaduto oggi è di una gravità inaudita e indegno di un Paese civile. Questa è l’unica considerazione possibile.

I giornalisti negli ordinamenti democratici assurgono a veri e propri “cani da guardia” della democrazia. Questo lo ha stabilito la Quinta Sezione Penale della Corte di Cassazione con la sentenza 25138/2007 in proposito di giornali e diritto di cronaca.  La Cassazione ha in proposito chiarito che la libertà di manifestazione del proprio pensiero garantito dall’art. 21 della Costituzione e dall’art. 10 della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo include la libertà di opinione e la libertà di ricevere o di comunicare informazioni o idee o critiche su temi d”interesse pubblico, senza ingerenza da parte delle autorità pubbliche.

Secondo la Corte, “all’interno delle società democratiche deve riconoscersi alla stampa e ai mass media il ruolo di fori privilegiati per la divulgazione extra moenia dei terni agitati all’interno delle Assemblee rappresentative e per il dibattito in genere su materie di pubblico interesse, ivi compresi la giustizia e l’imparzialità della magistratura, ed il ruolo fondamentale nel dibattito democratico svolto dalla libertà di stampa non consente in altri termini di escludere che essa si esplichi in attacchi al potere giudiziario, dovendo convenirsi con la Giurisprudenza della Corte dei diritti dell’uomo (o di Strasburgo) allorché afferma che i giornali sono i «cani da guardia» (watch-dog) della democrazia e delle istituzioni, anche giudiziarie“.

Adesso non sappiamo se la storia avrà un seguito da parte del magistrato che Monteleone ha “osato” intervistare (o almeno provato), ma quello che è certo è che oggi è stato dimostrato una volta di più che in Italia la democrazia è fortemente a rischio e che la legislazione evidentemente lascia troppa “carta bianca” a certa magistratura. A noi non resta che augurarci che il CSM voglia fare piena luce su una vicenda che sembra aver messo in discussione tutte le leggi esistenti sulla stampa e la libertà di stampa, sia dell’ordinamento nazionale che sovrannazionale.

 

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