Effetto Brexit in Inghilterra: disoccupati in calo e vendite al +1,5

Effetto Brexit in Inghilterra: disoccupati in calo e vendite al +1,5

Ci stanno tempestando di possibili eventi catastrofici sugli effetti che la Brexit sta avendo in Inghilterra e sulle conseguenze in Europa e Italia.

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Da alcuni giorni, sicuramente perché intimoriti dai sondaggi, i media nazionali, hanno riversato l’effetto “catastrofe” anche sull’esito del referendum confermativo della riforma costituzionale. Nei giorni scorsi, oltre ai media italiani, si sono “scomodati” a parlare della consultazione di ottobre (o novembre) persino le più titolate testate internazionali e i big della politica e dell’economia mondiale.

Tutti concordi nel dire che il referendum tutto italiano su una questione solo italiana, alla fine se vincesse il “NO”, avrebbe un effetto tragico sulla economia mondiale. Ormai possono sperare solo nell’effetto “paura”, o sperare di portare al voto oltre il 70% degli elettori, cosa assai improbabile, per tentare almeno di giocarsi la partita.

Ma vediamo realmente cosa è successo negli ultimi mesi in Gran Bretagna dopo l’uscita dalla zona EU con ala Brexit.

Sembrerà strano – non a noi – ma l’economia britannica sta migliorano già da subito. La Brexit, non ha pesato almeno per il momento, sul mercato del lavoro britannico. Il numero di disoccupati, contro tutte le previsioni, è sceso di 52mila unità a 1,64 milioni nel trimestre aprile-giugno, il minimo da otto anni. A dirlo è l’Ufficio nazionale di statistica (Ons), che ieri ha diffuso i dati ufficiali. Il tasso di disoccupazione resta invariato al 4,9%, ma il tasso di occupazione (74,5%), udite, udite, ha toccato il massimo storico.

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È non è finita, il numero di richieste di sussidi nel mese di luglio, cioè il primo dopo il referendum, come a smentire i vari “gufi”, è sceso di 8.600 unità a 763.600, dando un segnale chiaro, sulla buona salute del mercato del lavoro inglese. Inoltre, sono aumentati anche le retribuzioni medie del mese di giugno, di un buon 2,4%, il tutto a seguito dell’entrata in vigore di un nuovo salario minimo più alto.

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Morale: il rallentamento dell’economia britannica, che “gufi” economisti e media di regime, ci hanno propinato in questi mesi, dopo il voto a favore di lasciare l’Unione Europea, non si è verificato. Ma gli esperti “gufi” non demordono e ci fanno sapere che è solo questione di tempo… vedremo.

Intanto a smentire ulteriormente i catastrofisti, arrivano i dati delle vendite al dettaglio, sempre certificati dall’Ufficio nazionale di statistica (Ons).

Il tanto atteso crollo della fiducia dei consumatori britannici dopo il referendum, previsto dagli economisti sulle vendite al dettaglio, non c’è stato, anzi le vendite sono aumentate dell’1,5% nel mese di luglio, portando l’incremento su base annuale al 5,9 per cento.

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I dati, ribadiamo, sono stati divulgati ieri dall’Istituto nazionale di Statistica (Ons) e al contrario, indicano che dopo il voto a favore di lasciare l’Unione europea, puntano ad un rilancio della fiducia. Una vera e propria inversione di tendenza, anche sul mese giugno, in cui le vendite avevano registrato un piccolo calo dello 0,9 per cento.

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Ci vediamo ad ottobre o novembre… noi votiamo “NO” .

 

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Debora Ranzetti

Pubblicato da Debora Ranzetti

Debora Ranzetti, romana, avvocato ma blogger per passione. Non ha partiti ne tessere, amante delle battaglie impossibili, il cui motto è: “non mi piego, ma a spezzarmi non ci penso nemmeno”. Scrive quello che pensa, senza filtri, ma sempre nel rispetto delle regole. Animalista, ambientalista, inquieta e sempre di corsa, ma pronta a fermarsi se qualcuno è in difficoltà.