Renzi in questa estate calda e afosa oltre al gelato (sempre quello del carrettino arrivato in parlamento) a visto sciogliere i consensi suoi e del suo partito. Messo da re Giorgio al posto di Letta in fretta e furia per arginare l’ascesa dei 5S, in un primo momento tra una barzelletta ed una televendita con tanto di slides, sembrava avesse raggiunto lo scopo. Il movimento di Grillo sembrava in difficoltà ed indietreggiava nei sondaggi.
L’apoteosi renziana si è avuta a maggio dell’anno scorso, quando in occasione delle elezioni al parlamento europeo, il PD raggiunse – grazie all’astensione di circa il 50% degli elettori – la storica soglia del 41%, risultato poi sbandierato , strombazzato e sbattuto in faccia ai suoi oppositori ininterrottamente, ogni qualvolta si permettevano di interferire su qualsiasi sua decisione. Altri tempi.
La stella Renzi, dopo i primi mesi comincia ad offuscarsi, la sua rottamazione, trasformatasi in conservazione, le sue riforme a beneficio solo di confindustria, banche e lobby, hanno svelato agli italiani il vero volto del giovanotto toscano: un democristiano DOC, ma della peggiore specie.
Si arriva così alle elezioni amministrative di maggio dell’anno successivo, cioè tre mesi addietro.
Il 41% è solo un ricordo. Renzi passa da un millantato 7 a 0 iniziale ad un 4 a 3, di cui due regioni Campania e Puglia, non sono frutto della sua leadership. De luca è stato eletto in Campania con i suoi voti personali e l’appoggio palese di “personaggetti / gentucola” – per usare i suoi termini – di chiara matrice della vecchia destra berlusconiana, mentre Michele Emiliano in Puglia, risplende di luce propria ed è in rotta di collisione con il premier.
A questo punto, il re è nudo, millantare non serve più, l’opposizione interna del PD, si fa più intraprendente, vede la bestia ferita e vuole il suo scalpo. Berlusconi uscito dalla “tomba” nella quale si era nascosto, capisce che di questo giovanotto che ride e parla come Mr. Bean, non si può fidare, le riforme che vuole fare con l’abolizione del Senato lo renderebbero inattaccabile e Renzi non è uno che mantiene le promesse – l’ha già dimostrato abbondantemente – , il novello “Mussolini” una volta al potere potrebbe fargli fare la fine di “Galeazzo Ciano” (metaforicamente), e allora, opposizione dura alle riforme, anche alla legge elettorale da poco approvata anche con i suoi voti, coerenza dell’incoerenza
In tutto questo marasma Renzi tenta di riemergere ed in perfetta sintonia con l’operato del suo mentore, tale “Silvio”, ecco arrivare le nuove televendite comprensive di abolizione di tasse sulla casa. L’instat fa gli straordinari e smentisce se stessa, fornendo dati che tra qualche mese risulteranno sbagliati ( ormai ci siamo abituati) e via alle promesse del taglio delle tasse a tutti, industriali, commercianti, pensionati e chi più ne ha, più metta. Le coperture? Che importa, l’unica cosa che conta è che qualcuno ci creda e inverta la caduta libera di Renzi ed il suo governo.
La Redazione di Fatti&Avvenimenti.