Premesso che non facciamo parte di quella schiera di personaggi che vorrebbero “abolire” i giudici, anzi siamo tra quelli che credono fermamente nel loro operato.
Proprio per questo motivo, per tutelate le migliaia di giudici che ogni giorno tra mille difficoltà, cercano di difendere i diritti di tutti i cittadini, ci chiediamo il perché poche “mele marce” danno adito e motivazioni ai fans berlusconiani, di attaccare tutta la magistratura.
Citare gli “eroi” Falcone e Borsellino è d’obbligo, ma a noi piace di più parlare dei vari Nino Di Matteo, o Scarpinato, che ringraziando il cielo, non sono “eroi” (nel senso che fortunatamente sono ancora tra di noi), ma danno lustro e onorabilità a tutta la categoria.
Ma proprio per rispetto di questi tutori della legge, ci chiediamo come mai chi sbaglia, invece di subire un regolare processo e una condanna come ogni altro normale cittadino, alla fine viene graziato e “punito” con provvedimenti – tipo “trasferimento ad altra sede” – che sono un insulto alla giustizia che essi rappresentano?
Il Caso del giudice Anna Scognamiglio è il più recente. Il Csm ha aperto una pratica per “incompatibilità ambientale e funzionale” e l’ha indagata per il noto caso in cui è coinvolto anche il presidente della Regione Campania De Luca, risultato: trasferita ad altra sezione.
Silvana Saguto altro giudice, presidente delle Misure di Prevenzione del Tribunale di Palermo, indagata per corruzione, induzione e abuso d’ufficio dalla procura di Caltanissetta nell’ambito dell’inchiesta sulla gestione dei beni confiscati a Cosa nostra. Un accusa infamante al pari delle intercettazioni in cui definisce i figli di Borsellino “squilibrati e cretini”.
Ebbene alla fine è stata “solo” sospesa dalle funzioni di magistrato e dallo stipendio. Certo, non è poco, ma non è lo stesso trattamento riservato ad un qualsiasi cittadino, che per molto meno sarebbe finito davanti ad un tribunale e sarebbe stato condannato a pene di detenzione.
Questi citati sono i casi più recenti, ma la storia è piena di giudici che hanno commesso illeciti o errori abnormi.
Il più emblematico errore “abnorme” è senz’altro il caso Tortora, condannato dopo una ingiusta detenzione per fatti inesistenti e poi assolto, ma che hanno segnato il presentatore nelle salute fino a portarlo alla morte. Ebbene per i magistrati inquirenti Lucio Di Pietro e Felice Di Persia ed il pubblico ministero Diego Marmo, esecutori materiale di quel massacro mediatico e umano, non vi fu nessuna provvedimento, anzi qualcuno venne pure promosso.
Potremmo citare centinaia di casi simili, abbiamo ricordato solo i più famosi, perché – purtroppo – i comuni poveri cristi, non fanno notizia, ma il problema resta. Non nascondiamo neanche la nostra perplessità sul cambio di rotta delle normative e non per mera frustrazione, ma perché i precedenti non giocano a nostro favore.
Dopo il caso Tortora, a causa dell’indignazione dell’opinione pubblica, in quello stesso anno, ci fu un referendum sulla responsabilità civile dei magistrati: in quella consultazione votò il 65% degli aventi diritto e l’80% si espresse per l’estensione della responsabilità civile anche ai giudici. Non è ciò che chiediamo, il risarcimento è importante, ma la certezza di pena forse di più.
Quindi sotto il profilo civile tutto bene? Assolutamente no! Il referendum di fatto fu abrogato dalla legge Vassalli ed oggi il cittadino difficilmente riesce a rivalersi in sede civile nei confronti di un magistrato.
La casta vince… sempre!

Debora Ranzetti, romana, avvocato ma blogger per passione. Non ha partiti ne tessere, amante delle battaglie impossibili, il cui motto è: “non mi piego, ma a spezzarmi non ci penso nemmeno”. Scrive quello che pensa, senza filtri, ma sempre nel rispetto delle regole. Animalista, ambientalista, inquieta e sempre di corsa, ma pronta a fermarsi se qualcuno è in difficoltà.