Canone Rai: il Consiglio di Stato boccia il decreto, ma è un parere

Canone Rai: il Consiglio di Stato boccia il decreto, ma è un parere

È stato strombazzato dai media come l’annullamento del decreto sul pagamento del Canone RAI in bolletta, ma “attenzione” così non è.

CANONE-RAIIl Consiglio di Stato, prima della promulgazione di ogni legge è chiamato a dare un “parere” sulla sua regolarità e la legittimità. Abbiamo virgolettato la parola parere, perché proprio di questo si tratta.

Nel nostro caso il Consiglio di Stato è stato chiamato a dare un parere sulla nuova legge relativa al pagamento del Canone RAI, decreto clamorosamente – ma non inaspettatamente – bocciato. Ma vediamo nella pratica, cosa comporta questa novità  per gli utenti.

“Nell’espletamento della sua funzione consultiva, il Consiglio di Stato fornisce pareri circa la regolarità e la legittimità, il merito e la convenienza degli atti amministrativi dei singoli ministeri del Governo come organo collegiale o delle Regioni”. Dunque un parere “non vincolante”, infatti già dalle parti del ministero interessato, hanno fatto sapere che le critiche sono minime e le parti contestate, verranno (forse) aggiustate, ma che l’impianto della norma è corretto.

La dichiarazione dunque non lascia spazio ad ombre o dubbi, il canone Rai rimane nella bolletta della luce e dovrà essere pagato. Una mezza doccia fredda per chi aveva già esultato.

Vediamo dunque quale sono le critiche che il Consiglio di Stato nel suo atto muove al governo. Il decreto – scritto dal ministero dello Sviluppo Economico – non offre una “definizione di apparecchio tv”. E nemmeno precisa che il canone va versato una volta sola, indipendentemente da quanti televisori si possiedono all’interno dell’abitazione. Quindi è indispensabile chiarire che la famiglia deve versare la gabella un’unica volta, e soltanto se possiede una tv in grado di ricevere i programmi in modo diretto “oppure attraverso il decoder”. In questo modo, il decreto chiarirà definitivamente che non si deve pagare niente quando si hanno uno “smartphone o un tablet” anche se riescono a recepire il segnale televisivo.

Anche la privacy è sotto accusa, infatti l’elevata mole di dati che si scambieranno gli “enti coinvolti (Anagrafe tributaria, Autorità per l’energia elettrica, Acquirente unico, Ministero dell’interno, Comuni e società private)” la violerebbero. Eppure il decreto ministeriale non prevede neanche uno straccio di “disposizione regolamentare” che assicuri il rispetto delle normativa sulla riservatezza.

Inoltre, non è definito correttamente il passaggio che individua le categorie di utenti tenute al pagamento dell’imposta e non è chiara la dichiarazione da inviare all’Agenzia delle Entrate per attestare il non possesso del televisore.

Infine il Consiglio di Stato punta l’indice sul fatto che il ministero dell’Economia non ha dato un formale via libera (attraverso il meccanismo del “concerto”) al decreto scritto dal ministero dello Sviluppo Economico. Il ministero dell’Economia si è limitato ad una presa d’atto dell’esistenza di questo atto. In assenza del “concerto”, però, si rischia di inficiare la “correttezza formale” dell’iter amministrativo.

Quindi chi aveva sperato in una stroncatura definitiva, si metta l’animo in pace, il canone rimarrà nella bolletta elettrica e dovrà essere pagato.

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Debora Ranzetti

Pubblicato da Debora Ranzetti

Debora Ranzetti, romana, avvocato ma blogger per passione. Non ha partiti ne tessere, amante delle battaglie impossibili, il cui motto è: “non mi piego, ma a spezzarmi non ci penso nemmeno”. Scrive quello che pensa, senza filtri, ma sempre nel rispetto delle regole. Animalista, ambientalista, inquieta e sempre di corsa, ma pronta a fermarsi se qualcuno è in difficoltà.