Battuta alla prima uscita la nuova maggioranza Renzi-Verdini al Senato

Battuta alla prima uscita la nuova maggioranza Renzi-Verdini al Senato

raiOggi al Senato si votava la riforma della RAI, una di quelle tanto volute da Renzi, che dopo la costituzione di ieri di ALA, il gruppo di Verdini, ostentava sicurezza sulla sua maggioranza. Ma proprio alla prima uscita, su uno dei punti più importanti e controversi, il governo e la maggioranza sono andati sotto, battuti inesorabilmente su emendamenti presentati dalla minoranza Pd, da Forza Italia, Lega, Sel e Movimento 5 Stelle, che sopprimono l’articolo 4 del ddl di riforma della Rai. L’articolo 4, ora soppresso, prevede la delega al governo per la disciplina del finanziamento pubblico della Rai. Ora dunque, il canone Rai è più incerto. Il vicepresidente del Senato Roberto Calderoli ha sospeso la seduta, spiegando: “Devo valutare l’impatto e i possibili effetti”.

Dalle prime indiscrezioni si apprende che 19 senatori della minoranza Pd hanno votato contro il governo e 12 erano assenti. Pare che anche 2 senatori di Ala, il neonato gruppo di Denis Verdini, habbiano votato contro, mentre tre erano assenti.

Ora, a prescindere dall’importanza del voto di oggi, il dato politico che ne viene fuori è che Renzi, nonostante l’appoggio di Verdini, al Senato non ha la maggioranza. La minoranza DEM è in grado di fare saltare qualsiasi legge basta che lo voglia veramente, il colpo messo a segno dalla sinistra Dem pesa e lancia un messaggio preciso e questo i renziani lo hanno capito bene, tentando poi goffamente di minimizzare l’accaduto e derubricando la sconfitta subita a “intoppi fisiologici”.

Lorenzo Guerini, vicesegretario del Pd, dichiara: “può capitare, ed è fisiologico”. Si accoda Giorgio Tonini, vicepresidente del gruppo Pd al Senato: “Quello che è avvenuto oggi in aula non ferma né annulla il percorso positivo del provvedimento sulla Rai in Senato, né la sua impostazione”. Matteo Orfini giudica incomprensibile il voto in dissenso della minoranza interna perché sta diventa una consuetudine che rischia di minare le basi del partito e Roberto Giachetti (come sempre) minaccia il voto anticipato che oggi a dire il vero spaventa più Renzi che l’opposizione.

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