Anche D’attore, Galli e Folino lasciano il Pd

Anche D’attore, Galli e Folino lasciano il Pd

alfredo-dattorreDopo Civati, Fassina e Corradini Mineo, il Partito democratico perde altri pezzi: Alfredo D’Attorre, Carlo Galli e Vincenzo Folino hanno infatti deciso di dare il loro “addio” al partito. L’ufficializzazione avverrà sabato 7 novembre al teatro Quirino e in quell’occasione lanceranno l’inizio di un nuovo percorso a sinistra.

La bomba a ciel sereno è stata lanciata da D’Attorre durante l’assemblea dei parlamentari Pd alla presenza di Matteo Renzi.

Anche dopo l’addio dei primi fuoriusciti, D’Attorre era rimasto convinto che “il campo da gioco è e resta il Pd”. Evidentemente gli avvenimenti degli ultimi mesi gli hanno fatto cambiare idea. Il voto di fiducia sull’Italicum, il Jobs Act e la buona scuola hanno minato irrimediabilmente le sue certezze.

La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata la nuova legge di Stabilità, con il taglio della Tasi anche ai ricchi e l’aumento del contante. D’Attorre è una persona misurata e poco emotiva e mai avrebbe voluto prendere una decisione simile, ma a tutto c’è un limite. Le sue dichiarazioni danno la misura del suo stato d’animo: “Il renzismo non si può sconfiggere da dentro il partito, può essere battuto solo alle elezioni”. D’Attorre è convinto che il congresso non ci farà prima delle elezioni e che comunque per Renzi, visto l’andazzo sarebbe un plebiscito, qualsiasi alternativa proposta dalla minoranza sarebbe stoppata sul nascere.

Così D’Attorre, Galli e Folino hanno deciso di seguire Fassina e Vendola per ricostruire uno spazio a sinistra. Il punto da cui partire sarà il referendum costituzionale del 2016, considerato “una sorta di referendum pro o contro Renzi”, che unito alla campagna elettorale delle amministrative, possono essere il banco di prova per una nuova forza di sinistra. Insomma, una ghiotta occasione per abbattere il premier.

Al netto da ogni considerazione sul futuro della nuova formazione il fatto più rilevante è l’emorragia dei voti a sinistra del PD, che Renzi continua ad ignorare (o a fare finta). La grana Marino, che presumibilmente andrà, prima o poi ad aggiungersi alla compagnia, con le conseguenze sul voto alle comunali di Roma, potrebbe allettare quella parte di dissidenti che ancora resistono.

Il riferimento chiaramente è al gruppo di Bersani e Cuperlo: quanto ancora riusciranno a resistere al “pestaggio” politico e mediatico del premier?

Visite: 316

Debora Ranzetti

Pubblicato da Debora Ranzetti

Debora Ranzetti, romana, avvocato ma blogger per passione. Non ha partiti ne tessere, amante delle battaglie impossibili, il cui motto è: “non mi piego, ma a spezzarmi non ci penso nemmeno”. Scrive quello che pensa, senza filtri, ma sempre nel rispetto delle regole. Animalista, ambientalista, inquieta e sempre di corsa, ma pronta a fermarsi se qualcuno è in difficoltà.